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Pure Bolsonaro censurato da Youtube

Il presidente nel mirino per il negazionismo su farmaci e lockdown

Pure Bolsonaro censurato da Youtube

San Paolo. Chiamatela censura o, se preferite, volontà di seguire la scienza. Comunque la pensiate l'unico fatto certo è che negli ultimi giorni YouTube in Brasile ha aggiornato le sue «Norme sulle informazioni mediche errate relative al Covid-19». A renderlo noto l'altroieri il portale G1 del colosso mediatico Globo. In base al regolamento pandemico, che Il Giornale ha esaminato in dettaglio, da oggi nel mirino di YouTube entrano tutti i video che incoraggiano la somministrazione dell'ivermectina, un vermifugo che costa 16 reais (meno di tre euro) e della clorochina, antimalarico anch'esso a basso costo. Usati da anni in Brasile da milioni di persone per combattere vermi, lupus e malaria, i due farmaci sono acquistabili in farmacia senza ricetta e, soprattutto, sono stati sino a oggi un cavallo di battaglia nella lotta contro il virus del presidente Jair Bolsonaro, in estrema difficoltà a causa dell'esplosione di contagi e morti in Brasile in questa seconda ondata pandemica. Presidente che non è in buoni rapporti con Globo, né con la maggioranza dei media nazionali e internazionali, da cui si è guadagnato prima il soprannome di «Trump dei tropici» e ultimamente quello di «genocida» dal redivivo Lula, oltre che almeno una denuncia presso la Corte Penale Internazionale.

Solo fino a pochi mesi fa clorochina e ivermectina venivano distribuiti dal governo con il cosiddetto «Kit Covid», pubblicizzato sul sito del ministero della Salute. Pubblicità sparita dopo che alcuni studi scientifici e il direttore dell'ospedale Albert Einstein di San Paolo avevano non solo assicurato l'inutilità ma addirittura la letalità delle due medicine anti-Covid. Di certo c'è che da oggi in Brasile, a meno di non volere rischiare la censura, non si possono più pubblicare su YouTube video «che corrispondono alle seguenti descrizioni». Così recita il testo aggiornato delle norme del Big Tech, evidenziando tra i «contenuti vietati» proprio quelli che raccomandano «l'uso di ivermectina o idrossiclorochina per il trattamento» della malattia. Ma anche quelli che «affermino che indossare una mascherina è pericoloso o provoca effetti negativi sulla salute». O che riportino «che i vaccini approvati contro il Covid causano la morte».

Ma a discrezione dell'algoritmo della Big Tech (che tre giorni fa ha bloccato la pagina di Unpacu, la principale associazione cubana pro democrazia per «violazione dei diritti d'autore») è censurabile anche qualsiasi «contenuto che sfida l'efficacia delle linee guida delle autorità sanitarie locali o dell'Oms sulle misure di distanziamento sociale o di autoisolamento per diminuire la trasmissione del virus». Ivi compresi i «video che affermano che distanziamento sociale e autoisolamento non sono efficaci nel ridurre il contagio».

E questo nonostante a New York durante il lockdown del maggio scorso il 66 per cento delle persone poi finite in ospedale fossero prima in autoisolamento, come rivelò lo stesso governatore Andrew Cuomo. Ma soprattutto nonostante l'Università del Rio Grande do Sul abbia fatto una ricerca che dimostrerebbe l'inefficacia dei lockdown nel 98,4 per cento dei casi e l'irlandese Health Protection Surveillance Centre abbia rivelato una percentuale irrisoria, lo 0,1 per cento, dei contagi all'aria aperta. Resta il fatto che i canali YouTube che da oggi pubblicheranno contenuti in violazione alle nuove restrizioni potranno essere rimossi in Brasile. L'iter è questo: alla prima violazione i trasgressori saranno avvisati tramite e-mail. Se la violazione si ripeterà, il caricamento di nuovi video sarà impedito per una settimana. Alla terza violazione YouTube cancellerà il canale.

Vietato dunque, ma a discrezione dell'algoritmo, contraddire gli orientamenti fatti da Oms e autorità sanitarie nazionali. In Brasile il problema è che il governo ha avuto sino a poco fa tutt'altra linea su clorochina e ivermectina. E ce l'ha ancora sui lockdown. Soprattutto Bolsonaro che dovrebbe cominciare iniziare seriamente a preoccuparsi se Facebook, la piattaforma che lui usa di più, dovesse seguire l'esempio di YouTube. In tal caso potrebbe essere cancellato dal suo social preferito, fondamentale per la sua vittoria del 2018, e le presidenziali del 2022 sarebbero ancora più in salita per lui.

Del resto Trump insegna.

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