Cronache

Pure le donne sono orchi Non è certo un caso isolato

Pure le donne sono orchi Non è certo un caso isolato

«Le coscienze si stanno svegliando, ogni volta che uno di questi maiali cade, è un distintivo d'onore». Lo diceva Asia Argento nel 2017 in pieno scandalo Weinstein. Oggi a cadere è lei. Dall'autoproclamazione a simbolo di chi ha il coraggio di denunciare i presunti orchi a orchessa, emblema di una verità negata che emerge: l'abuso di potere non è maschio, è umano. Anche una donna, moralmente debole, può abusare della sua posizione di superiorità per ottenere vantaggi.

Anche un maschio può essere vittima. Secondo le rivelazioni dell'autorevole New York Times Asia Argento avrebbe approfittando della giovane età della sua vittima, della fiducia che nutriva in una donna che chiamava mamma; regista e attrice di uno dei suoi primi film - interpretato quando aveva 8 anni che, ironia della sorte, tratta il tema di una violenza bastarda subita da un bambino a causa di una madre, prostituta e drogata, che lo cedeva come oggetto sessuale.

Un fenomeno che non si ferma alla finzione cinematografica, come la pedofilia femminile e l'efebofilia, l'attrazione degli adulti per gli adolescenti, che tanto c'indigna quando è un uomo a desiderare una ragazzina. «Il più bel giorno della mia vita...» aveva scritto Asia su Instagram dopo quell'incontro e poi: «Jimmy sarà nel mio prossimo film». Che differenza c'è tra lei e Weinstein? A Jimmy si deve dare la stessa dignità e credibilità che si dà alle vittime femminili. Credibilità per altro aumentata dal risarcimento di 380mila dollari in favore del ragazzo per avergli «intenzionalmente inflitto sofferenza emotiva, perdite in termini di salario, aggressione e violenza».

Una violenza da condannare con forza anche quando il carnefice è femmina. Alla Argento è stata data la possibilità di andare per via giudiziaria, possibilità che agli uomini nell'epoca della caccia ai maiali non è stata concessa e che invece devono avere. Chi fa del male deve pagare per il male che fa. Quanti uomini sono stati invece «condannati» mediaticamente sulla base delle accuse di donne alle quali si è creduto in quanto tali?

Fausto Brizzi, al quale hanno perfino tolto il nome da uno dei suoi film, è un esempio del fallimento culturale del #MeToo, cavallo di battaglia su cui tra le vittime vere sono salite anche le finte pasionarie in cerca di notorietà. Adesso è il momento di trovare equilibrio.

Intanto però Asia faccia un passo indietro e, «come segno distintivo d'onore», rinunci a fare da giudice a X Factor.

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