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Ma pure l'Europa ha le sue colpe

Il cambio di passo e di metodo del governo a guida Draghi, con un esperto della levatura di Daniele Franco, si vede dalla edizione pressoché simultanea e ben coordinata di due documenti

Ma pure l'Europa ha le sue colpe

Il cambio di passo e di metodo del governo a guida Draghi, con un esperto della levatura di Daniele Franco, si vede dalla edizione pressoché simultanea e ben coordinata di due documenti: il Def, ossia il Documento di economia e finanza per il triennio 2022-2024, e il Recovery Plan per l'accesso tempestivo ai fondi straordinari europei, basato su azioni concrete di rilancio degli investimenti e riforme annesse. Da entrambi i documenti si traggono buone notizie ma si percepiscono anche le manchevolezze dell'Europa del Patto di Stabilità che si basa su tre parametri. Il primo è che il deficit, passata l'emergenza virus, deve rimanere entro 3% se non vogliamo essere sottoposti a una procedura di infrazione. Il secondo, assai più problematico e troppo esigente, consiste nel livello di presunto equilibrio del quasi pareggio di bilancio dello 0,6% del Pil. Il terzo e privo di verifica empirica, per cui il debito non dovrà superare il 60% del Pil, anche se fatto per investimenti che accrescono il futuro prodotto nazionale, la futura produttività per addetto e/o la futura produttività per ora lavorata. Il Patto, vero, consente deroghe a questa regola in relazione alla esistenza di capacità produttiva inutilizzata, ma come si vede dai documenti del governo, esso si esaurisce nel 2002 e il saldo strutturale del nostro bilancio perciò nel 2004 arriva allo 0,65 mentre la Ue ci chiede lo 0,60. C'è una differenza di 0,05 che è considerato il massimo margine di deviazione per non adottare una procedura di infrazione. Dunque, riusciamo ad evitarla per un pelo. Ma di chi è la colpa, se noi non riusciamo a crescere abbastanza? Non è tutta nostra anche se i governi precedenti ne hanno molta perché hanno irrigidito il mercato del lavoro, frenando la crescita, e hanno largheggiato in spese correnti, mentre gli investimenti pubblici e anche privati rimanevano bloccati da procedure di controllo e di appalto macchinose, oltreché (per la finanza pubblica) dal fatto che il governo aveva mangiato il beneficio derivante dalla politica monetaria di bassi di interesse con i bonus dei governi a guida Pd e poi con il reddito di cittadinanza. Non è tutta nostra la colpa se non cresciamo abbastanza e quindi non riusciamo a migliorare il abbastanza il rapporto debito/Pil sul lato del Pil. Il punto è che se noi riduciamo il deficit, qualcun altro deve aumentare la spesa a livello di area euro onde evitare una deflazione. Chi lo dovrebbe fare? Secondo gli studi preparatori all'euro, effettuati nella seconda metà degli anni 70 del secolo scorso, in particolare secondo il Rapporto Mac Dougall, di cui sono stato relatore per la parte della politica fiscale, questo compito spettava all'Unione europea, che - così - avrebbe avuto una propria politica fiscale per accompagnare la politica monetaria della Bce che mette a disposizione i soldi, ma non fa spese pubbliche. Sino ad ora non c'è stata una politica fiscale in deficit propria dell'Europa e anche con il Recovery Plan c'è solo a metà perché una parte delle erogazioni non è fatta a debito ma con i fondi del bilancio europeo tramite maggiori entrate devolute dagli Stati membri. Draghi ha posto la questione di un cambio di sistema emettendo eurobond. Cioè una riforma dell'Europa, come richiesto dalla sua Commissione A ciò si è surrogato con il Patto di Stabilità, secondo cui sono gli Stati in surplus, come la Germania che dovrebbero espandere le loro spese. Ma ciò non accade e, benché in teoria dovrebbero essere sottoposti a procedura di infrazione, ciò non accade in quanto i creditori hanno il coltello dalla parte del manico. Dunque Draghi e Franco meritano un elogio. Ma io non chiudo solo con gli elogi. Trovo sbagliato il fatto che nel progetto iniziale del Recovery Plan il bonus del 110% per l'edilizia residenziale non fosse stato rinnovato nel 2022 per mancanza di soldi.

Non avrebbe convinto.

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