Elezioni politiche 2022

La purga dei dem radicali su garantisti e renziani

Fuori Lotti, Morani, Pittella, in bilico Marcucci. In campo Gentiloni per "salvare" Amendola

La purga dei dem radicali su garantisti e renziani

Il commissario Ue agli Affari economici Paolo Gentiloni sta provando con tutte le armi a ripescare in posizione utile l'ex sottosegretario agli Affari europei Enzo Amendola. Il sottosegretario che ha seguito il dossier Pnrr è stato piazzato al numero tre al Senato in Campania (collegio di Napoli) dietro Dario Franceschini, che guiderà la lista, e Valeria Valente, senatrice uscente che sarà candidata anche nell'uninominale di Napoli città.

Per Amendola la sfida è proibitiva: si profila una trombatura bis dopo quella del 2018. Gentiloni è al lavoro per far salire di posizione Amendola, nome molto gradito anche dalle parti del Colle. Nelle liste del Pd, votata dalla direzione nazionale nella notte di Ferragosto, emerge il nuovo corso lettiano: fuori i garantisti. Dentro la sinistra radicale, che va da Laura Boldrini ad Alessandro Zan. A liste chiuse, il segretario versa le lacrime di coccodrillo: «Avrei voluto candidarvi tutti». Il nome che fa più rumore è sicuramente quello del napoletano Amendola che sta valutando la rinuncia. L'elenco dei trombati e semi-trombati è lunghissimo. Sul Nazareno piomba la rabbia degli esclusi. Ma soprattutto sono in tanti a sfilarsi comunicando ai vertici dem le rinunce. La capogruppo in commissione Cultura della Camera Rosa Maria Di Giorgi, esclusa dalle liste, medita l'addio. Nel Lazio la notte dei lunghi coltelli lascia sul tappeto Monica Cirinnà, la senatrice dell'unioni civili (all'epoca di Matteo Renzi) travasa bile: «Mi hanno proposto un collegio elettorale perdente in due sondaggi, sono territori inidonei ai miei temi e con un forte radicamento della destra. Evidentemente per il Pd si può andare in Parlamento senza di me, è una scelta legittima. Resto nel partito, sono una donna di sinistra ma per fortuna ho altri lavori». La senatrice uscente si infuria e annuncia il ritiro. Nel pomeriggio ci ripensa e accetta la candidatura nell'uninominale Roma 4: «Ho ricevuto uno schiaffo. Solo grazie ai tanti messaggi ricevuti ho deciso di correre lo stesso, anche se le possibilità di vittoria saranno minime». Il leader del Pd candida capolista in Veneto Alessandro Zan. Altri due big dem sono a rischio rielezione nel Lazio: Filippo Sensi, ex portavoce di Matteo Renzi, piazzato nel listino al proporzionale in posizione non utile, e Roberto Morassut. Scatta la tagliola per due parlamentari garantisti che hanno sposato la battaglia sui referendum: il senatore Gianni Pittella e il collega Salvatore Margiotta.

Marcello Pittella, fratello del senatore trombato ed ex presidente della Regione Basilicata, in un tweet, attacca: «Un delitto perfetto, sono calpestati i diritti, principi, territorio, storia e democrazia. Nella vita ci vuol dignità». Tra i garantisti salta anche la testa di Stefano Ceccanti, fuori dalle liste. In Toscana, Letta premia Laura Boldrini e mette fuori Luca Lotti che protesta: «Il segretario del mio partito ha deciso di escludermi dalle liste per le prossime elezioni politiche. Mi ha comunicato la sua scelta spiegando che ci sono nomi di calibro superiore al mio. La scelta è politica, non si nasconda nessuno dietro a scuse vigliacche». Sempre in Toscana è in bilico la rielezione di Andrea Marcucci, ex capogruppo dem al Senato: «Sarò candidato del Pd nel collegio uninominale del Senato Viareggio-Pisa-Livorno. Inizierò la mia campagna elettorale con spirito di servizio, per un'Italia capace, coraggiosa, libera e solidale. La sfida che mi attende è complessa ed entusiasmante». Alla Camera nello stesso collegio correrà Andrea Romano. Emanuele Fiano correrà a Milano nell'uninominale. «Collegio difficile ma accetto sfida», commenta il dem. Mentre Alessia Morani, piazzata in posizione non utile nelle Marche, si tira fuori: «Rinuncio». E se ne va anche Federico Conte, parlamentare uscente di Leu candidato al numero due al Senato in Campania dietro Susanna Camusso.

Letta dovrà ora rimettere mano alle liste.

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