Cronaca nera

Purgatori, l'accusa choc: "Hanno curato il cervello. Ma non c'era il tumore"

Indagati due radiologi: "Trattato per metastasi non accertate, erano ischemie". Sì all'autopsia

Purgatori, l'accusa choc: "Hanno curato il cervello. Ma non c'era il tumore"

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Due indagati per la morte di Andrea Purgatori. La Procura di Roma ha inviato gli avvisi di garanzia per omicidio colposo ai medici della Casa di Cura Pio XI che hanno diagnosticato al giornalista d'inchiesta de La7 «metastasi diffuse al cervello». Diagnosi errata secondo i sanitari di villa Margherita, la prima clinica in cui Purgatori viene ricoverato. Nel registro degli indagati il professor Gianfranco Gualdi, responsabile della radiologia della Pio XI, già primario della radiologia d'urgenza al policlinico Umberto I con l'altro indagato, il dottor Claudio Di Biasi, sempre della Pio XI. Già responsabile della radiologia per la società AS Roma, Gualdi con Di Biasi avrebbe rilevato metastasi che, per i colleghi, non c'erano. Secondo questi ultimi i problemi neurologici di Purgatori, al quale viene diagnosticato un tumore polmonare, sono relativi a un'ischemia.

I Nas dei carabinieri hanno sequestrato già da giovedì le cartelle cliniche del noto giornalista e disposto nei prossimi giorni l'esame autoptico per accertare la presenza o meno delle metastasi e le cause esatte della morte. L'ipotesi è una patologia errata, seguita da una terapia dannosa, la radioterapia al cervello che avrebbe accelerato, secondo i familiari, la morte di Purgatori avvenuta la mattina del 19 luglio in un ospedale romano. Una malattia devastante e repentina, quella dell'autore, fra le altre cose, di Fortapasc. «Stiamo ricostruendo l'intero percorso medico sanitario cui è stato sottoposto Purgatori analizzando tutti i documenti relativi a tre cliniche private e un ospedale», spiegano i carabinieri del Nas ai quali i pm hanno affidato le indagini.

Purgatori accusa i primi malori, secondo quello che riferiscono i familiari assistiti dagli avvocati Alessandro e Michele Gentiloni Silveri, il 24 aprile. Il conduttore di «Atlantide» non si sente in forma, è stanco e decide di sottoporsi ad accertamenti a Villa Margherita. Il quadro clinico non è affatto buono: i valori ematici sono fuori norma, viene sottoposto a una Tac toracica seguita da una biopsia per una massa sospetta a un polmone. I risultati vengono inviati per un consulto alla Casa di Cura Pio XI dove lavora il professor Gualdi, un luminare in radiologia. I primi di maggio la diagnosi del professore: neoplasia a un polmone con metastasi diffuse alla testa. Purgatori, intanto, si ristabilisce e torna negli studi televisivi. Per i medici la situazione è grave e urgente: deve essere sottoposto a un ciclo di radioterapia ad altissimo dosaggio al cervello. Alla Pio XI parlano di un'aspettativa che non va oltre i sei mesi di vita. Il cronista famoso per la sue inchieste su Ustica, invece, si sente bene e, nonostante tutto, continua a lavorare. Viene indirizzato a un centro di eccellenza, la clinica Paideia, e dopo aver registrato, il 17 maggio, l'ultima puntata di Atlantide viene sottoposto ad una terapia fortemente invasiva.

Per i medici di Villa Margherita, i primi a sospettare il tumore, la cura sembra funzionare, il tumore si sarebbe fermato e le metastasi ridotte. Un quadro clinico che contrasta, purtroppo, con la realtà: Purgatori peggiora tanto da essere ricoverato di nuovo a giugno, sempre a villa Margherita. Qui viene sottoposto a una nuova Tac alla testa. Il risultato è choccante: nessuna metastasi, solo delle ischemie cerebrali.

L'ipotesi di reato ruota attorno alla diagnosi sbagliata di Gualdi e Di Biasi e alla successiva terapia inadeguata e che avrebbe portato Purgatori alla morte.

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