Sarà per un'altra volta. Dopo quasi quattro ore di dibattito al Consiglio Europeo, i capi di Stato e di governo hanno bocciato la proposta franco-tedesca di aprire un dialogo diretto con il presidente russo Vladimir Putin. Hanno prevalso la forte contrarietà dei Paesi membri orientali come la Polonia e le tre Repubbliche baltiche (che il portavoce del Cremlino, quasi a sminuirne l'importanza, ha definito «i giovani europei»), ma anche le perplessità espresse da altri: su tutti l'Olanda, che non dimentica l'orribile episodio dell'abbattimento nei cieli del Donbass nel 2014 di un volo di linea con a bordo trecento suoi cittadini, ma anche la Svezia, oggetto da tempo di provocazioni militari russe.
«Troppo presto per un vertice ha confermato il presidente lituano Gitanas Nauseda sintetizzando i motivi del no non abbiamo ancora visto una vera svolta da parte di Putin». Il progetto di Emmanuel Macron e di Angela Merkel, che si fondava sulla prevalenza delle ragioni del dialogo su quelle dell'intransigenza dopo l'incontro di Ginevra tra Putin e il presidente americano Joe Biden, è dunque rinviato a tempi migliori. E certamente hanno pesato i recenti lampi di guerra tra Mosca e Londra nel Mar Nero, con aperte minacce di cannoneggiamento delle navi britanniche ribadite ancora ieri dalla Russia: l'invito a «valutare il dialogo con la Russia anche a livello di leader» è stato perciò rimosso dalle conclusioni del vertice di ieri.
La posizione italiana, espressa nel suo intervento dal premier Mario Draghi, lasciava aperta una qualche disponibilità alla proposta franco-tedesca, ma nel complesso è certamente più vicina al messaggio finale inviato dai Ventisette: risposta ferma e coordinata a qualsiasi attività «maligna, illegale o distruttiva» della Russia, ferma restando la possibilità di ricorrere a ulteriori misure restrittive e sanzioni. Draghi aveva messo l'accento su questioni preoccupanti quali le interferenze spionistiche e cyber nelle nostre istituzioni democratiche e le violazioni dei diritti umani come il caso Navalny e invitato l'Unione a mostrarsi su questi temi compatta ed «estremamente franca», ma anche a lasciare aperti canali di comunicazione con Mosca, ricordando che il ruolo e il peso di questo grande vicino la rendono comunque necessaria.
In chiusura del vertice di Bruxelles, il «ministro degli Esteri dell'Ue» Josep Borrell che in occasione di un suo recente viaggio a Mosca non aveva brillato per fermezza davanti al collega russo Sergei Lavrov ha promesso il suo impegno per «lavorare con la Commissione per rendere operative le nostre azioni e contribuire a relazioni più prevedibili con la Russia, in difesa dei nostri interessi».
Pechino ha intanto comunicato che lunedì prossimo
il presidente cinese Xi Jinping avrà con Putin un nuovo incontro in video, il secondo dopo quello già avvenuto lo scorso 19 maggio. L'abbraccio cinese a Mosca, in esplicita funzione anti-occidentale, è sempre più stretto.
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