Guerra in Ucraina

Putin con i militari "lancia" il Sarmat. Un super missile per coprire le grane

Lo Zar: "Abbiamo l'esercito più potente del mondo". E annuncia la testata che può colpire le capitali. Ma sul campo fatica

Putin con i militari "lancia" il Sarmat. Un super missile per coprire le grane

L'appuntamento era con i migliori diplomati delle scuole militari, il tono non poteva essere che bellicoso. «Abbiamo l'esercito più potente del mondo e lo miglioreremo ancora», ha proclamato ieri Vladimir Putin alla presenza di una pletora di generali e del ministro della difesa Sergei Shoigu. E per dare forza alle sue parole ha annunciato che entro fine anno sarà operativo il primo missile intercontinentale Sarmat, testato il 20 aprile scorso, mentre è giù dispiegato in Ucraina il sistema difensivo antimissile S-500. Tra gli obiettivi immediati dell'ex Armata Rossa, ha aggiunto il presidente, c'è quello di «ampliare l'uso della robotica», dei droni, «e sviluppare armi basate suoi nuovi principi fisici»: laser ed elettromagnetismo, tra gli altri.

Proclami a parte, nel tono di Putin si è avvertita anche un'eco delle difficoltà che le forze di Mosca stanno incontrando in Ucraina: «La Russia ha sempre dovuto affrontare qualche tipo di prova o di tribolazione. Ma, come si sa, per ottenere un obiettivo bisogna affrontare delle difficoltà», ha detto il leader del Cremlino. «Oggi siamo di fronte a dei test impegnativi, abbiamo dovuto porre delle restrizioni che saranno in vario modo superate, le stiamo affrontando e le risolveremo».

Se si guarda alla situazione sul campo in Ucraina le armi citate ieri sembrano destinate ad avere un impatto praticamente nullo. Il Sarmat è lo sviluppo del missile intercontinentale Satana (per questo è chiamato anche Satana II) e ha una gittata che può arrivare secondo molte fonti ai 18mila chilometri con caratteristiche tecniche che lo rendono più difficilmente intercettabile rispetto ai modelli precedenti. Può portare fino a una quindicina di testate atomiche e, vista l'autonomia, è in grado di raggiungere il territorio americano passando dal Polo Sud e aggirando i sistemi difensivi Usa (in gran parte localizzati verso l'emisfero Nord). Le possibilità di azione di Sarmat sono però quelle tipiche dei missili balistici intercontinentali, arma tipica della Guerra fredda, e non contemplano l'impiego sui singoli teatri operativi. Più o meno la stessa cosa si può dire del sistema S-500, in grado di essere usato come arma anti-missili di lunga gittata e arma anti-satellite, specie se usata in coordinamento con gli altri sistemi già in uso dalle forze armate russe.

Gli scontri sul terreno continueranno dunque a essere decisi dall'attrito combinato di fanteria e artiglieria. Con la caratteristica paradossale che sembra ormai emersa nelle ultime settimane. Gli ucraini hanno gli uomini ma non le armi, i russi hanno la potenza di fuoco ma sono costretti a centellinare gli uomini sul terreno, come dimostra il ritmo lentissimo delle recenti avanzate nonostante le distruzioni delle difese ucraine portate a termine dai cannoni russi. «Probabilmente in un paio di mesi entrambi i contendenti finiranno in uno stato di esaustione», ha detto al New York Times, Michael Kofman uno degli analisti più gettonati della difesa Usa. «Il problema ucraino è il deficit di equipaggiamento e munizioni, i russi hanno perso capacità di combattimento e non sembrano essere in grado di affrontare una guerra terrestre di questa scala e durata».

La realtà emersa nelle ultime settimane è proprio questa: un esercito, come quello russo, che ha sempre fatto dell'abbondanza di materiale umano uno dei suoi punti di forza, si trova questa volta in difficoltà. Gran parte dei soldati delle unità russe in linea teorica disponibili sono soldati di leva che Putin esita ad impegnare. Dal punto di vista legale ci vorrebbe la dichiarazione dello Stato di guerra e le autorità sembrano temere il possibile contraccolpo a livello di opinione pubblica. Anche i numeri dei cosiddetti «kontratniki», i soldati volontari che accettato una ferma prolungata, restano bassi, nonostante soldo e benefit siano stati di recente innalzati. Nei primi due mesi di guerra almeno cinque uffici di reclutamento sono finiti in fiamme.

E non per cause naturali.

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