Ma Quagliariello già frena: "Si è chiuso un ciclo"

Il coordinatore Ncd: "Il clima è migliorato ma la strada è lunga"

Ma Quagliariello già frena: "Si è chiuso un ciclo"

Roma - Ha sentito, senatore? Dicono che stia preparando un altro salto della Quaglia-riello. Una battutaccia, ma il coordinatore del Nuovo centrodestra non si offende. «Queste spiritosaggini - spiega Gaetano Quagliariello - mi entrano da un orecchio e mi escono dall'altro, del resto la politica è fatta di polemiche e colpi bassi sotto la cintura. Nemmeno noi siamo stati teneri. Quello che ci divide da Forza Italia non è qualche facezia, ma questioni di linea politica, di forma-partito e pure di leadership».

Insomma, basta con il Cav?
«La stagione di Berlusconi è stata eccezionale, lui ha avuto la capacità di tenere insieme per vent'anni tre componenti diverse. Però un ciclo si è chiuso. Per carità, i rapporti personali sono integri ma il sistema per cui tutto ruota attorno al carisma ha smesso di funzionare. Quando Salvini, da cui mi divide tutto, dice che il vecchio centrodestra non c'è più, sostiene una cosa sacrosanta».

Intanto è stato Silvio Berlusconi a fare il primo passo, chiamando Angelino Alfano.
«Una telefonata allunga la vita ma non basta a risolvere i problemi. Certo, aiuta, però non si può pensare che noi siamo dei ragazzini scappati da casa e ripresi per le orecchie dai genitori. Bisogna confrontarsi apertamente».

E l'assoluzione del Cavaliere, può servire per il disgelo?
«Sicuramente è servita per un miglioramento generale del clima, anche in relazione alle riforme. Ma io non me ne sono andato perché era stato condannato, anzi ho parlato di persecuzione e l'ho difeso più di altri che ora sono con lui. Sono contento, però le questioni che ci dividono non c'entrano con la sentenza».

Ma al dunque, cosa vi divide?
«La linea politica. Si è trasformato il mondo che ci circonda, è cambiata pure l'agenda. Europa, moneta unica, migrazione: la situazione non è più la stessa di sei anni fa. La crisi, che non è finita, sta durando più delle due guerre mondiali. In questo scenario in tutta Europa, nell'area alternativa al centrosinistra si stanno affermando due risposte, una estremista e una cristiano-liberale. Noi dobbiamo scegliere, perchè la formula del Berlusconi capace di unificare le due anime non funziona più. E quindi, noi con chi stiamo? Con Le Pen o con i popolari? Non si può restare in mezzo al guado».

Come Forza Italia?
«Esatto. Vogliamo metterci d'accordo. Perfetto, però Ncd ha i suoi paletti. Non saremo mai la gamba destra del Pd ma nemmeno crediamo possibile rifare il vecchio centrodestra come fosse un'appartenenza etnica».

E le riforme, possono favorire il riavvicinamento?
«Speriamo. Fi è “dentro” le riforme, mi auguro in modo meno altalenante. Questo però da solo non basta. Il vero banco di prova arriverà presto, con la prossima legge di Stabilità. Lì misureremo le scelte, vedremo chi si batte per il bene del Paese».

Quindi, nessuna fretta?
«Talvolta è meglio frenare le passioni. Per noi prima di immaginare intese con Fi è necessario aggregare l'area di governo alternativa al centrosinistra. Se non togliamo il centro al Pd, Renzi vincerà per vent'anni».

Volete irrobustirvi per poi trattare in condizioni di forza?
«Non ci sarebbe nulla di male. La realtà invece è che c'è ancora molta strada da fare. Ad esempio, sulla forma-partito. La federazione non va, bisogna ripartire dai progetti. Per noi la prima tappa è una costituente neo-popolare».

Con tutto

quello che vi siete detti, con gli insulti che vi siete lanciati, se farete la pace come farete a spiegarlo agli elettori?
«L'unico modo per essere credibili sarà mettere le idee al centro. E non forzare i tempi».

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