Qualche domanda al giudice Esposito sul plotone d'esecuzione che guidò nel 2013

Dall'intervista al "Mattino" ai tormenti del collega. Spieghi l'astio per il Cav

Qualche domanda al giudice Esposito sul plotone d'esecuzione che guidò nel 2013

Il presidente Antonio Esposito vuole rispondere alle domande dei giudici di Strasburgo. Chissà quando sarà, se sarà. E allora qualche punto interrogativo glielo anticipiamo già oggi.

L'intervista al «Mattino» Perché il magistrato contattò il cronista del Mattino Antonio Manzo e gli concesse a razzo un'intervista esclusiva? Il tutto, come sappiamo, a ridosso del verdetto, ben prima che venissero pubblicate le motivazioni del delicatissimo verdetto. La sera stessa della sentenza, Esposito chiamò Manzo che gli ritelefonó il 5. Il 6 agosto il Mattino ha in prima pagina lo scoop: «Berlusconi condannato perché sapeva». Il giudice ha sempre sostenuto di non aver violato il segreto della camera di consiglio e ha puntato il dito contro Manzo che avrebbe trasformato le sue parole, ma il giornalista ha prodotto la registrazione del colloquio. Ci fu un lavoro di editing, secondo il tribunale di Napoli Manzo «violò il principio di lealtà e buonafede giornalistica», ma alla fine il cronista è stato assolto.

Il tormento di Franco Il giudice Amedeo Franco è scomparso, ma quel che affiora dall'audio prodotto dalla difesa del Cavaliere trova nuovi, importanti riscontri. I fratelli Carlo e Gianni Glinni, fra l'altro nipoti di Paolo Glinni, presidente di sezione della cassazione, sono usciti allo scoperto con un'intervista al Tg5 e hanno raccontato che in sostanza Franco disse a loro quel che si sente nell'intercettazione audio. Franco, che era il relatore della causa e aveva quindi un ruolo importantissimo, si sfogò spiegando che il «collegio era completamente orientato, già orientato a condannare Berlusconi». Siamo dalle parti del «plotone di esecuzione» di cui parla con Berlusconi nell'ormai famoso audio. Certo, il relatore alla fine condivise il provvedimento e lo firmò, ma il suo «turbamento», come lui stesso lo definisce, pare innegabile.

Dottor Esposito, davvero ritiene questo disagio, questo peso confidato a destra e sinistra, e pure all'imputato, una stravaganza, una caduta di stile, qualcosa di inspiegabile? Perché, mentre lei correva a parlare con Manzo, lui confessava la propria angoscia con gli amici?

Le domande sono come le ciliegie e, comunque, sono legittime se correttamente formulate. Lo stesso onnipresente Manzo, sempre informatissimo, il 12 luglio 2013 scrive un lungo articolo in cui racconta dall'interno i dubbi della sezione feriale, guidata appunto da Esposito, alla vigilia del processo: la prescrizione, incombente, è appena stata ricalcolata e si allontana di qualche giorno. Ci sarebbe stato forse spazio per un rinvio, ma quel rinvio non ci fu. Se ne discusse? Lo slittamento non arrivò per motivi tecnici, più o meno complessi, o c'era fretta di chiudere quel caso così ingombrante? Certo, un plotone di esecuzione - sempre per usare il lessico crudo di Franco - difficilmente rimanda l'esecuzione del condannato.

Le frasi colorite sul Cavaliere Tre dipendenti di un hotel di Ischia hanno raccontato che Esposito, fra una vacanza e l'altra, nel periodo compreso fra il 2007 e il 2010, dunque anni prima della sentenza, scolpì un ritratto non proprio asettico di Berlusconi: «Èuna chiavica». E ancora: «Se mi capita l'occasione gli devo fare il mazzo così». Certo, erano incontri a tu per tu, fra la piscina e il ristorante, e non comizi davanti alla folla. Però quelle parole, se pronunciate come dicono i tre, trasudano astio e acredine.

E allora, quando effettivamente l'occasione di fare il mazzo al Cavaliere arrivò non sarebbe stato opportuno farsi da parte, insomma astenersi? Perché far balenare anche un minimo sospetto, un'ombra sull'imparzialità del giudice, quell'imparzialità che ora Esposito vuole tutelare davanti alla corte di Strasburgo?

La competenza del giudice Un'ultima questione ci interessa: quante cause in materia tributaria, dunque superspecialistica, Esposito aveva già affrontato come relatore? È una questione non proprio

marginale che può aiutare a comprendere come si giunse a quel verdetto così discusso. Fra disquisizioni giuridiche e le suggestioni portate in dote da un imputato che aveva segnato la storia politica degli ultimi vent'anni.

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