l telefono nero appeso alla parete con i numeri che si compongono girando il cerchietto trasparente bucato. Il tavolo di marmo con il ripiano di legno per impastare, la vecchia credenza e la bilancia. Tutto della nonna, ritrovati in casa dei parenti. Quella famosa nonna Carla che è stata l'origine, il punto di partenza, l'imprinting dell'avventura di Benedetta Parodi. La conduttrice che, grazie alla semplicità delle ricette di famiglia (la madre patria è Alessandria) è diventata una delle donne e delle cuoche più famose d'Italia. Insomma, da venerdì la presentatrice torna con Bake off su Real Time (e anche on demand su DPlay) per il cooking show più dolce che ci sia. In attesa di pubblicare il suo nuovo libro Le ricette salvacena, piatti da cucinare rigorosamente in 15 minuti, destinato a diventare un altro best seller. Stavolta, per lo show tv, grazie anche ai «reperti» recuperati nella cucina di nonna Carla, l'ambientazione di una parte del programma sarà in stile Anni '50, ma la gara sarà la stessa: 18 concorrenti si sfidano per stabilire chi è il pasticcere più bravo. Location Villa Borromeo d'Adda ad Arcore, dove il parco è stato trasformato in un'allegra cittadina americana. Immancabili giudici i pasticceri Ernst Knam, Clelia d'Onofrio e Damiano Carrara.
Dunque, Benedetta, perché un salto indietro così lontano?
«Ad ogni edizione, oltre ai concorrenti, ci piace cambiare scenografia (a curarla è lo studio Contimarchetti), anche se il meccanismo del programma resta uguale. Ci sarà un set bellissimo e anche i look rifletteranno la scelta retrò. Vedrete come sarò abbigliata io... E lo stile coinvolge ovviamente i piatti in gara».
Quindi che dolci si infornavano negli Anni '50?
«Beh, per esempio crostate, ciambelle, torte francesi come la Saint Honoré. Cose semplici. Bandito ovviamente il cake design. E i concorrenti potranno usare solo gli strumenti di cucina a disposizione in quell'epoca. Insomma, non ci sarà la planetaria... Questa ambientazione varrà comunque solo per la prima prova della sfida».
Ancora una volta si è rivolta idealmente alla sua amata nonna per impostare lo show...
«Mi è venuto naturale andare in cerca di pezzi della sua cucina quando abbiamo scelto l'ambientazione Anni 50. Del resto, i miei primi ricordi di bambina sono il profumo della torta di mele che lei faceva e la preparazione degli gnocchi».
La base dei suoi libri che hanno venduto milioni di copie. In realtà sua nonna non le insegnò a cucinare...
«No, ero troppo piccola e non avevo ancora la passione. Però ho ritrovato in un vecchio libro dei fogli con annotate le sue ricette e ne ho fatto tesoro, come l'amore con cui cucinava per la famiglia. E neppure mia madre mi ha tramandato l'arte del cibo: lei lavorava e aveva troppo da fare per lasciarci in mano la cucina da sporcare, era molto pratica e bravissima a ricevere gli ospiti e io ho ereditato le due sapienze».
Insieme, magari, al dono della sintesi che ha imparato con il mestiere di giornalista...
«L'ho fatto per 15 anni, come conduttrice di Studio Aperto. Prima di scoprire la mia vera passione, e credo proprio che tutte queste esperienze mi abbiano portato dove sono arrivata».
Si ricorda ancora della prima volta che andò in onda Cotto e mangiato, la sua prima rubrica di cucina?
«Certo, mi ricordo tutto perfettamente: cucinai gli spaghetti tonno e limone, il piatto preferito di Fabio (Caressa, il marito). Con le telecamere nella cucina di casa mia. Alla fine della puntata seguii i consigli di Fabio, di inventare un claim, un gesto ripetitivo, e così leccandomi il dito dissi Cotto e mangiato...».
E invece fu tormentata la scelta di lasciare Studio Aperto e Mediaset per approdare a La7?
«Non molto... Cotto e mangiato durava un minuto e mezzo, a La7 mi offrivano un programma intero di due ore, quindi il passaggio mi sembrava naturale. L'ho deciso con leggerezza... Certo, quella volta, i miei genitori si preoccuparono, non capivano perché lasciavo un posto fisso, ma certo non si intromisero nelle mie scelte. Comunque, sono contenta che le repliche dei Menù di Benedetta vadano ancora in onda, sembro non invecchiare mai...».
Lei pare sempre così serafica. Almeno quando non andò bene la Domenica In in coppia con sua sorella Cristina, un po' se la prese?
«Veramente no. Può succedere che un programma vada bene e un altro male. Ho cancellato subito dalla testa quel periodo e tutte le polemiche non mi hanno toccato. L'unica cosa negativa che ricordo è che alla domenica non potevo stare con i miei figli».
Che cos'è che le dà tutta questa serenità?
«Nulla, sono fatta così. Sono una persona pacata, felice e sorridente. Sono fortunata, perché ho tutto quello che si può desiderare e una bella famiglia, come lo è stata quella da cui provengo. Noi siamo in tre fratelli (oltre a Cristina, Roberto, anche lui giornalista e volto tv) e tutti e tre abbiamo avuto tre figli, forse anche perché noi da bambini siamo stati felici così».
È stupendo, ma la sua pare quasi una famiglia del Mulino Bianco.
«Ma no, figuriamoci. Gli screzi ci sono anche tra di noi, anzi siamo una famiglia di fumantini, soprattutto Fabio. Litighiamo spesso, ci urliamo dietro, ci facciamo delle belle litigate, siamo un gruppo veramente rumoroso, ma poi ci rappacifichiamo».
Ma una volta nella vita le sarà capitato qualcosa di brutto...
«Da ragazzina a scuola i miei amici mi prendeva in giro perché avevo la voce sottile sottile, mi chiamavano Calimero... poi quando mi hanno vista condurre il telegiornale... beh, è stata per me una rivincita».
La vostra è una famiglia di famosi: il cognato Giorgio Gori (attuale sindaco di Bergamo), la sorella Cristina Parodi e il marito Fabio, che non necessitano di presentazioni...
«Sì, ma siamo persone normalissime... ed è stato il caso che siamo diventati tutti famosi, semplicemente perché ci siamo conosciuti per lavoro, nelle redazioni. Giorgio e Cristina a Mediaset. Io e Fabio nell'allora Telepiù (poi confluita in Sky)».
E pochi mesi fa vi siete ricambiati la promessa di matrimonio per festeggiare i vent'anni.
«Sì. Noi due sovvertiamo le leggi delle famiglie dello spettacolo, siamo ancora felicemente uniti. Siamo due persone che si sono prese per mano, sono cresciute insieme e si sono sostenute a vicenda. Abbiamo avuto la fortuna di incontrarci, di incastrare i nostri caratteri e questa è stata la forza della nostra unione».
Insieme alla capacità di cucinare, che non guasta mai.
«In realtà io ho cominciato a cucinare proprio quando ho incontrato Fabio e siamo andati a vivere insieme. In quel momento mi sono dovuta dare da fare e ho tirato fuori i famosi ricordi della nonna...».
E ora a casa sua non ne possono più di vederla ai fornelli.
«In effetti Fabio e i miei figli (Matilde 17 anni, Eleonora 15 e Diego 10) si irritano perché cambio sempre ricette, ogni volta che faccio assaggiare loro un piatto che gli piace, poi lo cambio subito, perché devo sempre provare nuovi ingredienti. Per farli contenti preparo la torta cioccolatino, con il cuore di cioccolato morbido».
Ma qual è il suo piatto preferito?
«Ovviamente gli gnocchi... ancora la nonna».
E il dolce?
«Ovviamente la torta di mele... ancora come sopra».
Lo chef preferito?
«Cracco».
Il programma di cucina preferito?
«Ovviamente il mio».
Chi le piace di più tra Elisa Isoardi e Antonella Clerici?
«Va beh, Antonella stava nel cuore degli italiani, Elisa deve ancora entrarci, ci vuole tempo».
Ma non le piacerebbe tornare a fare un programma di cucina pura?
«In effetti sì, oggi tutti gli show sono gare e sfide dove prevale il profilo psicologico dei concorrenti sulle ricette pure. Magari in futuro capiterà di riproporle».
E il prossimo libro?
«Uscirà il 16 settembre.
Ricette veloci per donne e persone impegnate. Massimo 15 minuti di tempo per la preparazione, unica deroga che il piatto può andare in forno per quanto occorre a cuocerlo. Intanto si può fare altro: la doccia, leggere un libro, il dolce...».
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