Quando il banchiere chiedeva a papà Boschi "Novità sulla riforma?"

Agli atti l'intercettazione del 2015 tra l'ad di Veneto Banca e il vice di Etruria

Quando il banchiere chiedeva a papà Boschi "Novità sulla riforma?"

«È normale che i politici parlino con i banchieri e i banchieri con i politici. Specialmente quando ci sono situazioni di crisi», si è limitato a dire così l'ex ad di Unicredit Federico Ghizzoni al Corriere riguardo alle presunte pressioni ricevute dall'ex ministra Boschi su Etruria.

E infatti intorno alle banche in difficoltà, a inizio 2015, l'anno nero cominciato con il decreto di riforma delle popolari e concluso con il bail-in di 4 istituti tra cui quello aretino, c'è un certo fermento. Un calderone in cui si intrecciano i malumori sulla riforma che ha trasformato le popolari in spa, ma anche i ruoli di Veneto Banca e Popolare di Vicenza in ballo per un possibile intervento su Etruria. Per il dossier si muove anche il ministro Delrio, all'epoca sottosegretario. Che sonda, come ha lui stesso ha svelato due giorni fa, un possibile interessamento di Bper. Ma a sentire le intercettazioni della finanza che indaga per la procura di Roma su Veneto Banca, Etruria era già data per persa. Al telefono con l'ad di Veneto Banca Vincenzo Consoli, un funzionario della banca d'Italia confida che la situazione è «disperata, perché hanno sentito la Popolare dell'Emilia, la quale avrebbe detto belle parole di facciata però sembra che aspetti il commissariamento (di Etruria ndr) così se la piglia e arriva il fondo».

Le inchieste devono ancora deflagrare, ma sulle linee telefoniche di banchieri e funzionari di via Nazionale gli uomini della finanza ascoltano contatti informali. Emerge una certa voglia di accreditarsi presso il governo renziano. E «pericolose attiguità con ambienti deputati ai controlli, soprattutto Banca d'Italia», come riportato nella richiesta di proroga delle intercettazioni. Da Montebelluna il 3 febbraio 2015 Consoli (oggi indagato nell'ambito del dissesto e scarcerato più di tre mesi fa dai domiciliari a cui era sottoposto da agosto 2016), compone il numero del funzionario di Bankitalia. Gli chiede come arrivare a un incontro con Renzi. Semplice, gli viene suggerito dall'altra parte: basta passare dal vice presidente di Etruria Pier Luigi Boschi, «che sta in presa diretta». Ma il consiglio sembra essere anche quello di presentarsi agli occhi dell'ex premier come eventuale salvatore di Etruria, anche se è certo che l'aggregazione con Vicenza non si concretizzerà per il disinteresse dell'istituto di Zonin. «Venditela in qualche modo - dice l'uomo di Bankitalia a Consoli - fai sapere a chi di dovere che sei pronto domani mattina, tanto poi se non si fa è perché non vuole Vicenza». Farlo sapere a chi? «A Matteo», (Renzi, deducono dalla conversazione i finanzieri) «perché quello è vendicativo assai e che questa cosa gli sfugga lo farà inc... da morire». Un'ora e mezza dopo Consoli viene intercettato con un uomo dal forte accento toscano che per gli investigatori è lo stesso Boschi. Lo prega di far presente «al presidente» la propria disponibilità a un incontro. Ma Consoli gli chiede anche novità «sul nostro fronte», la riforma delle popolari varata due settimane prima. Per gli investigatori Boschi sembra chiamare in causa la figlia facendo intendere la possibilità di aprire una sorta di dialogo con il premier su taluni aspetti del decreto: «Per mettersi insieme occorre un aumento di capitale garantito dal consorzio, altrimenti la Bce non dà l'ok».

«Devi lavorare perché ci diano più tempo» replica l'ad di Montebelluna. «Ma infatti si sta lavorando il problema è il periodo difficile della storia, è difficile parlare...». Boschi padre infine confida: «Quelli dell'Emilia ci vogliono prendere dal commissariamento? Allora stiano...».

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