Ponte crollato a Genova

Quando gestisce il pubblico. Lo scandalo Salerno-Reggio

Avviata nel 1961, i 443 km sono costati un patrimonio tra rattoppi e inchieste

Quando gestisce il pubblico. Lo scandalo Salerno-Reggio

L'autostrada di Stato? Già esiste. E non è un modello che il mondo ci invidia. Il crollo del viadotto Morandi spinge l'Italia sulla strada della nazionalizzazione delle autostrade. Ma per una volta il dibattito può poggiare non solo sui dati empirici propri della politica. Neppure è necessario studiare il Venezuela del duo Chavez-Maduro. Basta guardarsi in casa. Perché nel Belpaese le autostrade statali sono realtà.

La rete autostradale nazionale si estende, nel complesso, per circa 6.500 chilometri: di questi 3.020 sono oggetto di concessione in favore di «Autostrade per l'Italia», controllata dai Benetton attraverso «Atlantia spa». E il resto? Diviso tra altri concessionari privati e Anas, le cui quote azionarie dal gennaio 2018 sono nel portafogli della «Ferrovie dello Stato spa», partecipata al 100% dal ministero dell'Economia. Insomma, Stato puro. E proprio Anas detiene una fetta rilevante della rete: 940 km, cui se ne aggiungono altri 364 di raccordi. Si va dal Grande raccordo anulare di Roma (A90, autostrada tangenziale) alla A19 Palermo-Catania, passando per la Salerno-Reggio Calabria, ribattezzata A2 per dissociarne - saggiamente ma sin qui invano - il futuro dal suo passato.

Tratte ben note, nell'immaginario collettivo, non certo quali esempi virtuosi: se sul Gra milioni di persone impazziscono nel traffico ogni giorno, la A19 (quella del viadotto Himera, il cui crollo tre anni fa spezzò in due l'Isola) ha una vita travagliata. Mai, però, quanto la ex A3, che sebbene inaugurata in pompa magna nel dicembre del 2016 dal fu premier Paolo Gentiloni, è tutt'altro che completata, a dispetto degli annunci che non sono valsi a chiudere una via crucis cominciata nel 1961, con l'approvazione della progettazione. L'anno dopo l'avvio dei lavori, con Amintore Fanfani che da Palazzo Chigi garantiva: «Entro il 1964 l'opera sarà ultimata». Occorrerà attendere il 1967 per veder entrare in esercizio i primi 125 km, da Salerno a Lagonegro, e il 1974 per poter viaggiare fino a Reggio Calabria: 443 chilometri che costano 368 miliardi di lire, 830.000 lire al metro. Quando arriva il 1987 ci si accorge che le cose non vanno. Al governo c'è il pentapartito guidato da Bettino Craxi: per «lavori di urgenza lungo la A3» (interamente a doppia corsia per senso di marcia e senza corridoio di emergenza) vengono stanziati 1.000 miliardi di lire, che diventano 6.000 nel 1997, con Romano Prodi presidente del consiglio. Nel 1999 il Cipe unifica gli interventi, ma è solo con la Legge Obiettivo del 2001 che si passa alla cantierizzazione. E tra un'inaugurazione e l'altra si giunge al 2016: sulla (si fa per dire) nuova autostrada, che intanto ha cambiato nome e si chiama A2, si dovrebbe viaggiare sicuri. E come sempre gratis. Ma l'assenza di caselli è l'unica certezza: nel giugno del 2017 le Procure di Vibo Valentia e Castrovillari avviano indagini per far luce sulle condizioni di sicurezza della rete in terra calabra. Già un mese prima, nel Reggino, una decina di persone erano finite in manette per presunte frodi nelle pubbliche forniture, in relazione all'ammodernamento della tratta tra Mileto e Rosarno. Non sono le uniche incongruenze: ad una settantina di km di asfalto, i più tortuosi, da Morano a Firmo e da Cosenza ad Altilia, non s'è neppure messo mano, preferendo una robusta manutenzione al loro rifacimento.

Lo scorso aprile fa clamore la denuncia del Codacons, che in un esposto lamenta l'esistenza di gallerie non illuminate, segnaletica carente e deviazioni. Anas respinge le accuse: ricorda le ardite opere d'ingegneria per restituire vitalità all'infrastruttura e richiama gli ulteriori investimenti programmati. Sì: perché per l'autostrada nuova di zecca è prevista la spesa di un altro miliardo di euro in 5 anni. Pagano gli italiani. Tutti, non solo quelli in viaggio tra Salerno e Reggio Calabria, una mano sul volante e l'altra a far gli scongiuri: sulla A2 (dati Aci 2016) si verificano in media ogni anno 0,89 incidenti a chilometro, uno dei tassi più alti della rete autostradale. Sul Gra se ne contano 9,94.

Oggi, sulle autostrade di Stato, va così.

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