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Quando Nicola tuonava contro il quesito M5s

È passato un anno, e sembra un'era geologica, da quando Pd e M5s governano questo malandato Paese.

Quando Nicola tuonava contro il quesito M5s

È passato un anno, e sembra un'era geologica, da quando Pd e M5s governano questo malandato Paese. Più della promessa grillina di non voler governare con nessuno, profanata due volte pur di restare a Palazzo Chigi, più della spudorata menzogna di Nicola Zingaretti che ancora gira tra i social («Non ho intenzione di governare con i Cinque stelle, io li ho battuti due volte») a far sghignazzare gli italiani sono i diktat ai grillini che Zingaretti a fine agosto del 2019 aveva fatto trapelare tramite due giornali amici come Stampa e Repubblica. Quali erano le tre richieste «inderogabili» in cambio dell'alleanza che preoccupavano M5s? Lo ha scoperto Carlo Calenda con un tweet che inchioda il povero leader democratico. L'alleanza era «subordinata a un accordo preventivo sulla manovra economica, alla rinuncia al taglio dei parlamentari e alla cancellazione dei due decreti sicurezza. E ovviamente - in cauda venenum - c'era il veto su Giuseppe Conte». La fine è nota. Non solo Zingaretti ha dovuto inghiottire il Conte bis, ma all'ultima Direzione Pd si è bullato di aver convinto la stragrande maggioranza dei colonnelli a votare Sì allo strampalato quesito referendario, che rischia di impoverire la Costituzione e la rappresentanza parlamentare. Dei decreti sicurezza non si parla più, e non potrebbe essere diversamente vista la recrudescenza del fenomeno migratorio e alle conseguenze sull'ordine pubblico (citofonare al sindaco di Lampedusa per credere). È dai tempi di Massimo D'Alema e della sua staffetta con Walter Veltroni che il Pd ci ha abituati+ ahinoi a usare Palazzo Chigi come depandance della segreteria Pd per regolare i conti interni mentre il Paese va a picco. Stessa sorte toccata a Romano Prodi, Walter Veltroni, poi alla triade Enrico Letta, Matteo Renzi e Paolo Gentiloni. Giganti rispetto al povero governatore del Lazio. Ora, non è chiaro che cosa ci abbia guadagnato il Pd dallo stare al governo con un Movimento che lo ha sempre schifato. Di sicuro Zingaretti ha perso faccia, credibilità e consensi, e con lui tutto lo stato maggiore dem che ora briga per mandarlo in Campidoglio a farsi umiliare definitivamente.

Sempre che i guai con le mascherine in Regione, i casini giudiziari dei suoi collaboratori più stretti (di cui non parla nessuno) o qualche altra magagna non complichi tutto.

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