Quando il razzismo è una fake news dei buonisti di sinistra

Dopo l'incendio del camper via al coro che ignora i fatti solo per sfruttare la tragedia

Quando il razzismo è una fake news dei buonisti di sinistra

L'Huffington Post che titola immediatamente: «Molotov contro i rom». Tutti i rom? E pensare che c'è un apposito ufficio del governo che punisce chi usa questa parola «generalizzando». Ma solo se serve a gridare al razzismo. L'anti razzismo ha via libera anche se non si attiene ai fatti.

E così il cronista del Corriere corre a sollecitare commenti intolleranti dalla gente del quartiere infastidita dai rom. La Repubblica che fa il pezzo sull'odio anti rom e, una volta che la polizia lo esclude come movente del rogo del campo (le indagini portano alla pista della faida tra clan e ora c'è anche un sospettato) lo converte in «anche se non è stato razzismo c'è l'odio per i rom». E poi su Twitter l'ex leader della Fiom Giorgio Cremaschi: «Sorelline #rom bruciate vive da luridi assassini ci urlano che il #razzismo produrrà infami stragi fino al suo bando totale dal genere umano». Altri sui social network trovano subito il colpevole: «Il razzismo sta crescendo alimentato da gente come #salvini». Ma il top lo raggiunge l'Anpi, che a tempo di record indice un presidio «contro la barbarie fascista».

Pazienza se poi la verità è un'altra e la xenofobia non c'entra. La molla dell'indignazione ormai scatta più veloce della verità. E l'anti razzismo, per definizione, non è mai una fake news. Perché c'è il paravento delle vittime, tre innocenti, una ragazza di vent'anni e due sorelline di 8 e 4 anni condannate, già prima della molotov, a una vita che pare inaccettabile nell'Italia di oggi, in 13 in un camper, in fuga perfino da luoghi di segregazione come i campi rom pare, dicono gli inquirenti, a causa delle attività criminose del padre. Le vittime innocenti, come nel caso dei migranti affogati nel Mediterraneo, danno l'immunità alle critiche.

Certo, non può dare alcun sollievo che il movente di questo barbaro massacro non sia razziale. Ma è un fatto, e non dovrebbe essere ignorato o travisato. Il riflesso condizionato cui si è assistito dopo il rogo di Centocelle però innesca un quesito che andrebbe scandagliato: perché tanti hanno una tale fretta di puntare il dito sul razzismo da non poter attendere le indagini? La risposta è semplice: se è vero che esiste un populismo che cavalca il razzismo, o meglio la diffidenza e l'intolleranza, è altrettanto vero che c'è un populismo opposto che si nutre di anti razzismo. Nel nostro agone politico tribalizzato, i temi dell'accoglienza, della tolleranza e del multiculturalismo sono bandiere utili a coagulare il consenso di una parte del Paese, quella che si sente migliore perché versa un obolo a Emergency, compra all'equo e solidale, adotta un bimbo a distanza, colora il profilo Facebook di arcobaleno.

Solidarietà a poco prezzo che allevia la coscienza oberata dal senso di colpa occidentale. E se è vero che ogni reato fatto da un immigrato è un voto in più per Salvini, è altrettanto vero che ogni atto di xenofobia, vero o presunto, porta acqua al fronte progressista. Non è populismo anche questo?

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