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Quanti dubbi sui concorsi alla Cultura

Il governo, nella sua pur lodevole intenzione di riformare i concorsi della Pubblica Amministrazione temo dovrà scontrarsi con la nuda e cruda realtà

Quanti dubbi sui concorsi alla Cultura

Il governo, nella sua pur lodevole intenzione di riformare i concorsi della Pubblica Amministrazione temo dovrà scontrarsi con la nuda e cruda realtà. Il 29 dicembre 2020 il Mibact, ridimensionato in Mic dal governo Draghi, ha pubblicato un avviso di selezione comparativa per il «conferimento di incarichi di collaborazione», della durata minima di 6 mesi (con scadenza contrattuale al 31 dicembre 2021), destinati a varie figure professionali 500 fra archeologi, architetti, ingegneri, storici dell'arte, tecnici contabili, assistenti tecnici di cantiere con «specifiche competenze ed esperienze pluriennali» (art. 2). Incarichi da svolgersi presso 43 soprintendenze, e remunerati con cifre, calcolate sui 12 mesi (e comprensive di Iva), oscillanti fra i 25.000 e i 32.000 euro, più un «ulteriore compenso nella misura massima di euro 8.000,00 lordi annui» (art. 9, comma 4). Il bando, scaduto il 9 febbraio, prevedeva per archeologi, architetti, ingegneri e storici dell'arte, a meno di insegnare all'università le rispettive discipline, quindici anni di esperienza professionale (tre dei quali maturati nella Pubblica Amministrazione), ridotti a dieci (due nella Pubblica Amministrazione) per i candidati in possesso di un dottorato o di un diploma di specializzazione attinenti all'incarico. Un tentativo di mettere una pezza alle croniche carenze d'organico del ministero della Cultura e di far respirare sia pure per meno di un anno collaboratori ministeriali precari, professionisti a partita Iva, che torneranno a boccheggiare alla scadenza del contratto? Non proprio. Saremmo invece di fronte, per i candidati che hanno protestato dopo la pubblicazione dell'elenco di vincitori (6 aprile) e idonei (8 aprile), all'ennesima selezione farlocca. Fra i vincitori, scrive Paolo Frosina sul Fatto Quotidiano (13 aprile), ci sarebbe un archeologo con contratto a tempo indeterminato, in forze alla Soprintendenza delle province di Crotone e Catanzaro, che si è aggiudicato un posto presso la medesima struttura, e fra gli idonei destinati alla Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio della Basilicata (Potenza) la titolare di una ditta già affidataria di incarichi ottenuti dalle soprintendenze per il patrimonio archeologico della Puglia e della regione lucana. Il 15 aprile la senatrice e archeologa Margherita Corrado ha firmato, insieme a due suoi colleghi senatori del Gruppo Misto, un atto di sindacato ispettivo (4/05296) indirizzato al ministro Dario Franceschini (nella foto) perché faccia chiarezza. Gli si chiede, nello specifico, «come sia stato possibile immettere nell'elenco degli idonei professionisti che sarebbero privi dei requisiti richiesti dal decreto per partecipare alla selezione stessa». Chiedo anche al governo come sia possibile proseguire così.

Ma, vedrete, siamo solo all'inizio.

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