Quegli uomini travolti da crisi e assegni familiari

Il dramma che coinvolge oltre 150mila padri finiti sul lastrico

Quegli uomini travolti da crisi e assegni familiari

Storie di ordinaria povertà, che cominciano una sera qualunque, quando un papà saluta suo figlio e con una borsa piena di vestiti sull'uscio di casa gli spiega che con mamma ha litigato, e che d'ora in poi si vedranno nel week end. Non gli dirà mai che il camper delle loro vacanze diventerà nel tempo anche la sua dimora, o che la mensa della Caritas sarà il suo unico rifugio per avere un pasto caldo. Né che nel frattempo quel camper l'avrà dovuto vendere e che oggi un'abitazione non ce l'ha più. Di vicende come quella di Roberto, 55 anni, ex operaio nella provincia di Roma, ce ne sono altre 150mila in Italia, ma sono solo stimate. Perché quello dei padri separati che nel nostro Paese si trovano in situazioni di totale indigenza è un esercito di invisibili. Protagonisti, non meno delle donne, di una silenziosa emergenza sociale. Li chiamano i «nuovi poveri» e sono la piaga dimenticata che con la crisi si accompagna agli oltre 141mila casi di separazioni e divorzi l'anno, secondo i dati Istat riferiti al 2014. Associazioni, cooperative e onlus si sono date da fare per offrire una rete di assistenza psicologica e legale ma anche abitativa, tanto che le Case del Papà oggi sono una realtà in diverse città italiane, nate sotto l'ombrello di solidarietà dalla Caritas. Dietro a drammi umani diversi, c'è sempre la stessa trama: prima la separazione, con le battaglie legali per l'affidamento dei figli, quasi sempre concesso alle madri; poi le difficoltà economiche con l'abbandono della casa, dove resta la moglie, ma su cui magari c'è il mutuo da pagare. E poi l'assegno di mantenimento da versare tutti i mesi per le mogli e i figli, che dimezza lo stipendio.

Accade così che quelle poche centinaia di euro che restano per vivere non siano abbastanza per sostenere un secondo mutuo, un affitto, le bollette e i padri che divorziano rischino di finire regolarmente sul lastrico. Secondo un dossier del Centro studi e ricerche sulla famiglia dell'Università Cattolica, il 20 per cento dei padri separati una volta saldato l'assegno di mantenimento a ex mogli e figli, può contare su un residuo che va dai 300 ai 700 euro netti mensili. Il 17 per cento resta con una cifra compresa tra i 100 ai 300 euro, ma c'è anche un 15 per cento a cui rimangono in tasca meno di 100 euro al mese. Basti pensare che sempre secondo l'Istat, nel 2014 l'importo medio dell'assegno di mantenimento è stato di 485 euro mensili all'ex coniuge, di 488 euro al figlio.

Un problema «enorme», nell'era del dibattito su famiglie e diritti, ma su cui faticano ad accendersi i riflettori, denuncia Giorgio Ceccarelli, presidente di Figli Negati: «Non ricordo che quei parlamentari che oggi scendono in piazza parlano di famiglia e adozioni abbiano mosso un dito per tutti questi genitori separati che, nella spirale negativa e di emarginazione innescata dai divorzi, finiscono non solo in povertà, ma anche per non vedere più i figli perché gli viene negato loro il diritto a vederli».

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