Cronache

Quei 54 camion carichi usati per il collaudo del nuovo ponte Morandi

Iniziate le prove statiche lungo il viadotto crollato nel 2018 e ricostruito in tempi record

Quei 54 camion carichi usati per il collaudo del nuovo ponte Morandi

Addio tragico «Ponte Morandi». È iniziata l'era - si spera meno drammatica - del «Ponte Piano»: un po' dal nome dal nome dell'archistar che l'ha progettato, un po' perché per tutta una serie di motivi lungo il «Viadotto sul Polcevera» (questo il suo vero nome) le auto dovranno procedere più lentamente rispetto all'epoca precedente al crollo (ore 11.34 del 14 agosto di due anni fa, 43 morti). Da allora sono trascorsi più di 20 mesi e Genova ha ora il suo nuovo ponte, che in realtà per la città e la Liguria intera rappresenta molto di più di una «banale» - se pur importante - opera viaria: questa strisce di asfalto sospesa in aria è il simbolo infatti di una rinascita sociale ed economica. Genova è come se da ieri si fosse riappropriata di quell'anima che le era stata scippata alla vigili di ferragosto del 2018. Una scena angosciante immortalata in un video che fece il giro del mondo. L'immagine plastica di un destino bastardo, ma pure di un'inefficienza burocratica-amministrativa-gestionale corresponsabile di una immane sciagura. Sul tema della (ri)concessione ai Benetton si è aperto un caso all'italiana che solo apparentemente è stato chiuso, ma che invece promette ancora code «politiche» (e non) velenose e imprevedibili. Intanto ieri è cominciato con il «collaudo statico» della struttura: entro sei giorni le «prove di carico» impiegheranno fino a 54 autoarticolati, oltre ai «4 moduli spmt» per le prove sulla rampa di innesto con l'autostrada A7. Si è proceduto priondi «al carico e alla pesatura degli autoarticolati che si sono mossi in diversi modi sul ponte per testarne assestamento, capacità di torsione e di carico».

Gli autoarticolati sono stati riempiti di sabbia: ciascuno dei mezzi pesava dalle 40 alle 50 tonnellate, dalla «control room» i tecnici hanno visionato lo stato delle prove, analizzando i dati. Se la nuova infrastruttura supererà tutti i test, sarà dichiarato pronto. «Questo cantiere non si è mai fermato, neanche durante l'emergenza Covid, e grazie al lavoro incessante di tanti è diventato il simbolo dell'Italia che può e deve realizzare i suoi obiettivi - il commento entusiasta su Facebook del presidente della Regione, Giovanni Toti -. In Liguria costruiamo il futuro, oggi e domani, nonostante tutto e tutti. E ne siamo orgogliosi».

C'è da essere soddisfatti, certo. Ma evitando di comportarsi come le tre scimmiette decise a non guardare, parlare e sentire. Al contrario, bisogna prestare per il futuro la massima attenzione. Soprattutto ora che i primi «nodi vengono al pettine», come denunciato due giorni fa dal Sole 24 Ore. A cominciare dai limiti di velocità, di appena 80 km/h verso Genova e forse addirittura di 70 verso Savona, contro i 90 consentiti sul Morandi: «Una lentezza che stona rispetto a una struttura così moderna e celebrata».

Circostanza tanto più paradossale se si considera che gli «addetti ai lavori» erano al corrente dell'inconveniente già da quando i monconi del vecchio ponte dovevano essere ancora demoliti: «Ma la fretta di ricostruire e l'esigenza di non alimentare ulteriori contenziosi - spiega il giornale della Confindustria - hanno portato a non correggere l'errore».

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