Nico Sassi, psicologi e fondatore dell'associazione «Salviamoli dalla Rete» ha studiato a fondo il fenomeno: «Quello dei bambini esibiti sconsideratamente dai genitori sui social è un fenomeno estremamente grave. Instillare nel minore la convinzione che la presenza su Facebook sia una specie di ratifica esistenziale, rischia di creare le basi per un adulto represso e dai tratti psicotici». «La nostra associazione - aggiunge Sassi - nasce proprio dall'esigenza di educare i genitori a un uso consapevole del web, ricordando loro che anche i bambini sono pienamente e legittimamente titolari del diritto alla privacy. Esporli su Internet come se fossero oggetti configura a nostro giudizio una grave scorrettezza etico-morale che non sarebbe male regolamentare anche da un punto di vista più strettamente giuridico». Del resto la nostra cultura si va progressivamente digitalizzando, coinvolgendo nelle nostre vite il mondo dei social network divenuto ormai luogo di condivisione a 360 gradi: dolore, gioie e ricordi vanno «eternizzati» su Facebook. Ma è proprio questa forma di «eternità virtuale» che risulta particolarmente inquietante. Basti pensare, ad esempio, che, quando un utente Facebook muore, il suo profilo non viene rimosso automaticamente, ma continua ad essere trattato come quello di un qualsiasi altro utente.
Con effetti paradossali: può capitare che la sua foto seguiti infatti a comparire nel newsfeed dei suoi amici, o che addirittura Facebook ricordi a un membro della sua famiglia di fargli gli auguri per il suo «compleanno». NiMat- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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