Roma - La sommossa che ha messo a ferro e fuoco Napoli? «È stata una manifestazione importante. Assolutamente pacifica. Gente tranquilla. Aria di festa». La libertà di espressione sancita dalla Costituzione? «Ok, ma con dei limiti».
Ora, lungi da noi volere infierire su una signora che già deve avere i suoi bei problemi, essendo coniugata con Giggino 'a Manetta sindaco di Napoli. Ma le dichiarazioni della moglie di de Magistris, che sabato ha sfilato giuliva col corteo dei neo-lazzaroni che si son lasciati alle spalle le macerie di Fuorigrotta, sono esemplari del terrificante cortocircuito mentale di chi, per opporsi al comizio di un esponente politico che lancia proclami incendiari, dà direttamente fuoco alla città. Perché a decidere chi ha diritto di manifestare le proprie idee devono essere loro. Sennò, botte.
La sommossa di piazza contro il leader della Lega sceso ad arringare le folle in quel di Napoli, ricorda il filosofo partenopeo Biagio De Giovanni, è stata aizzata dallo stesso sindaco: «Ignaro di ogni vincolo istituzionale e di ogni limite che il suo ruolo dovrebbe imporgli, non ha esitato a stimolare, con parola tonante, la lotta contro il leader di un partito che siede in Parlamento, venuto a Napoli a manifestare le sue idee». Ora che la manifestazione ha avuto il proprio esito catastrofico, che il suo promotore istituzionale ha fatto una figuraccia internazionale, ulteriormente umiliando la propria città, e che le forze dell'ordine chiedono al sindaco di «assumersi le sue responsabilità», visto che «ha fomentato la piazza», de Magistris e signora provano a costruirsi un alibi. Così inventano oscuri complotti di forze misteriose contro la loro «festosa» e «pacifica» manifestazione anti-Salvini. Arrivando ad insinuare che siano state proprio le forze dell'ordine a pilotare i violenti. Il sindaco (che nei centri sociali e negli ultras da curva ha il suo serbatoio di consensi, e se lo deve coccolare) accusa: «Qualcuno voleva gli scontri», ed evoca confusamente «poteri con le mani sporche di sangue». La degna consorte ci spiega che i cattivi «potevano essere fermati prima che si infiltrassero dall'esterno», e si chiede: «Perché non è stato fatto?». A dare manforte alla simpatica coppia non poteva mancare il collega ex pm Michele Emiliano che - spinto dall'urgente bisogno di farsi procurare da de Magistris un po' di voti per non sfigurare troppo alle primarie - liscia il pelo alla piazza di Fuorigrotta: «Napoli è una bellissima città che non va irrisa né provocata». Quel che è accaduto, spiega, era «assolutamente prevedibile», e la colpa è tutta di Salvini: «La sua tecnica è vergognosa», le bombe carta per farlo tacere invece no.
Una cosa però è certa: se quella di Salvini (che sfida de Magistris a un confronto pubblico ovunque «meno che in un centro sociale») era una provocazione,
Giggino e consorte ci sono caduti come due pere cotte. E la stessa signora de Magistris lo ammette candidamente: «In definitiva si è fatto il gioco di Salvini, gli scontri han giovato solo a lui». C'è arrivata persino lei.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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