"Quei due colossi per la Chiesa indispensabili per tutti i Pontefici"

Lo storico Giordano Bruno Guerri: "Simili, ma è sbagliato festeggiarli insieme"

"Quei due colossi per la Chiesa indispensabili per tutti i Pontefici"
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Due santi che hanno contribuito a formare l'identità italiana. Giordano Bruno Guerri, storico, polemista e volto della tv, non ha dubbi: "Francesco e Caterina sono forse i due santi medioevali più importanti d'Italia e hanno avuto un ruolo di primo piano". Naturalmente - prosegue Guerri, studioso dei rapporti fra Stato e Chiesa, e biografo di Maria Goretti e don Ernesto Bonaiuti, il prete del modernismo - Francesco è più popolare, Francesco parla con gli uccelli, inventa il presepe, riceve le stimmate. Di fatto è Cristo che torna in terra o così viene percepito. Due anni dopo la morte è già santo, un fatto allora quasi inimmaginabile".

Caterina?

"Come Francesco assiste i poveri, i malati, i lebbrosi: è una donna vicina alle sofferenze della gente comune. Questo è il primo tratto fondamentale. Ma poi c'è n'è almeno un altro. Molto marcato".

Quale?

"Nell'Europa del Trecento, fra scandali, scismi e guerre, si mette in testa di riportare il papato da Avignone a Roma. È un'interventista, se vogliamo fa politica, è una politica, scrive centinaia di lettere, quasi quattrocento, nel 1376 si presenta ad Avignone".

Impresa riuscita.

"I Papi tornano a Roma. E la storia cambia: lei, donna, è protagonista di questo cambiamento straordinario. Per questo viene valorizzata quando Roma tornerà ad essere in bilico".

Nell'Ottocento, quando i Savoia mirano a fare di Roma la capitale del Regno.

"Esatto. E infatti nel 1866 Pio IX la proclama protettrice di Roma. Ma questo come sappiamo non fermerà gli eventi: nel 1870 con la breccia di Porta Pia finisce il potere temporale della Chiesa".

Che cosa lega due figure così diverse, vissute in epoche diverse?

"Un elemento è quello della vicinanza ai poveri, nel senso più ampio della parola. Ma poi i due procedono in coppia: nel 1939 Pio XII li proclama patroni d'Italia. Il patrono etimologicamente è un padre E ci sono tante ragioni a sostegno di questa scelta, che io credo sia maturata già nel pontificato di Pio XI, il Papa del Concordato e della pacificazione con il Fascismo, che muore proprio all'inizio del 1939. Caterina è fondamentale per riportare il Pontefice nel cuore della cristianità. E infatti Gregorio XI nel 1377 chiude la cosiddetta Cattività Avignonese, iniziata nel 1309".

Molte pagine della vita di Francesco sono patrimonio comune.

"Certo. Pensiamo al Movimento Francescano, ancora oggi così forte e radicato in tutto il mondo, o pensiamo alla fama di Assisi e alle origini della lingua italiana. Ma ci sono altri elementi di grande interesse".

Quali?

"Caterina è protagonista di un ulteriore upgrade nella coscienza della Chiesa in tempi recenti: Paolo VI, non a caso un Papa intellettuale, la dichiara dottore della Chiesa. L'unica donna, insieme a Teresa d'Avila. E anche questo riconoscimento, una donna ai piani alti del potere e nelle infinite trame della diplomazia, la rende modernissima. Viene da secoli lontani, proprio come Francesco che visse circa cento anni prima di lei, ma è attualissima. Proprio per la sua capacità di incidere in un contesto complicato e difficile, pieno di insidie. Così come Francesco, apostolo instancabile della pace, raffigurato nell'iconografia come un nuovo Cristo".

Quindi è un buon motivo per ripristinare la festività del 4 ottobre?

"Su questo ho qualche dubbio.

La festività viene abolita, in un clima di consociativismo, dal governo Andreotti III nel 1977. E fu una scelta corretta ma soprattutto di sobrietà. Francesco e Caterina sono due colossi, ma quella decisione resta valida per me anche oggi".

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