Quei furbetti allergici solo ai medici fiscali

Il governo vara controlli più rigorosi. La replica: "Noi irreperibili? È colpa dei citofoni rotti"

Quei furbetti allergici solo ai medici fiscali

Nessuno sarà beccato in flagrante come il ragionier Ugo che nel Secondo tragico Fantozzi si mette in malattia perché, «per la prima volta in vita sua», gli hanno regalato un biglietto gratis per il circo. Ma neanche il tempo di entrare sotto il tendone col volto «irriconoscibile» (occhiali neri, sciarpone e cappellaccio), ed ecco spuntare il capufficio: «Fantozzi, ma lei non doveva essere a casa malato?». Benvenuti nel mondo dei furbetti della visita fiscale: quelli che, quando il dottore mandato dall'Inps può anche bussare sei volte (cioè il triplo del postino), non aprono mai. O perché in casa non ci sono oppure perché, se ci sono, scoppiano di salute. Eccezion fatta per quel «saltuario stato di sordità» che non consente loro di sentire il campanello o il citofono suonato dal medico fiscale. Insomma, allergici solo al dottore dell'Asl o dell'Inps. «Oggi ho 40 di febbre, seguirà certificato del medico di base...». Ma visto che l'azienda conosce i suoi polli, scatta la visita di controllo: spauracchio che però non fa paura a nessuno. Come sanno bene gli irriducibili avversari delle visite fiscali che non si faranno certo intimorire dalle «norme più rigorose» annunciate dal governo. Loro, i malati desaparecidos vanamente ricercati dai medici del controllo domiciliare, hanno alle spalle anni di esperienza durante i quali hanno affinato trucchi, scuse e bugie a prova di visita fiscale. Un patrimonio tecnico che un pool di medici «aziendali» ha deciso di codificare in un vademecum di prossima pubblicazione dal titolo: «Il citofono era rotto...». La frase - pronunciata per giustificare la propria irreperibilità - è di uno dei tanti falsi malati che ora dovrebbero essere impauriti dalla «severità» della riforma Madia. Ma a leggere il campionario di scuse raccolto dal dottor Randazzo (pseudonimo clonato dal nome del medico che nel film Johnny Stecchino cerca vanamente di smascherare il finto «tremore cronico» della mano del protagonista ndr) c'è poco da essere fiduciosi.

L'unica speranza è che a tradirsi siano gli stessi protagonisti della malattia simulata, come accade nel film Benvenuti al sud dove il capufficio delle Poste si finge paralitico per ottenere un cambio di sede, ma poi si alza dalla carrozzina per stringere la mano al medico andato a verificare la sua effettiva invalidità.

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