Coronavirus

Quei medici eroi e le bugie dei regimi

Riabilitato lo scienziato cinese che lanciò l'allarme. Troppi precedenti

Quei medici eroi e le bugie dei regimi

Konstantin Baskim, il «liquidatore», l'esperto di sistemi energetici sopravvissuto alla peste radioattiva spiegava bene cosa fosse quel fantasma assassino: «Non è come in guerra. A Chernobyl il nemico è invisibile: è ovunque e da nessuna parte. Quando lo vedi stai già bruciando, quando lo vedi sei già cadavere». A Chernobyl come a Wuhan il nemico non è solo il fantasma che si muove nell'aria, virale o radioattivo che sia, è anche il regime che ti sta dietro che nasconde, occulta, falsifica. Perchè il mondo non sappia, perchè il mondo non li metta sotto accusa. É quello che è successo a Li Wenliang, il primo a vedere il fantasma e a capire che poteva essere letale. Il 30 dicembre scorso, più di un mese fa quindi, su un gruppo wechat chiamato «University of Whuan, clinic 2004» il medico scriveva preoccupato: «Confermati 7 casi di Sars provenienti dal mercato di frutta e pesce». Per essere certo di essere preso sul serio allega la diagnosi e le radiografie dei polmoni di alcuni pazienti. Non gli risponde nessuno. Insiste e aggiorna: «I pazienti sono ora isolati nella sala di emergenza». Qui qualcuno comincia a preoccuparsi, ma non per i pazienti. Per lui. Gli risponde un collega: «Stai attento, il nostro gruppo wechat potrebbe essere cancellato». Stai attento perchè il pericolo non il fantasma, ma il regime. Ma lui non ascolta nessuno, se non la sua coscienza di medico. Il suo ultimo messaggio è una sentenza: «Confermato che si tratta di coronavirus, ora stiamo cercando di identificarlo, fate attenzione, proteggete le vostre famiglie». Un appello che è un allarme, soprattutto per il regime. La polizia va a casa sua e gli consegna una «nota di ammonizione»: «Stai diffondendo parole non veritiere in rete. Il tuo comportamento ha gravemente disturbato l'ordine sociale. Hai violato il regolamento dell'amministrazione della pubblica sicurezza». Li va punito anche se ormai anche Lancet, il 24 gennaio, riferisce che i medici contagiati sono 7 su 248. Passeranno altri 17 giorni prima che il Comitato di Salute cinese cambi versione e chieda scusa. Li Wenliang è in ospedale perché infetto. Non si sa se ce la farà

Non è il solo. Alexei Ananenko, il tecnico che impedì una seconda esplosione nucleare a Chernobyl, vive con 369 euro di pensione al mese, come fosse un appestato. Anche a lui ordinarono il silenzio. Non conviene mai fare l'eroe. Salome Karwah, l'infermiera liberiana che aveva combattuto Ebola morì dissanguata mettendo al mondo il quarto figlio perchè all'ospedale di Monrovia pensavano fosse ancora infetta, così come Sheik Umar Khan, in Sierra Leone, che salvò moltissime persone ma non se stesso. Un cancro all'esofagoportò via l'ex capo della centrale nucleare di Fukushima, Masao Yoshida, che decise di raffreddare i reattori danneggiati dal terremoto. Non solo violò la cionsegna del silenzio ma anche gli ordini. Fece di testa sua, sapendo che avrebbe pagato solo lui.

Come fanno gli uomini veri.

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