Quei moralisti sommersi da inchieste

Il metodo M5S per cadere in piedi: cercare di delegittimare la stampa

Quei moralisti sommersi da inchieste

Roma - Una risata li seppellirà. Anzi, li ha già seppelliti. Chi? Tutti quelli che non si allineano con l'onda lunga grillina. E ovviamente più o meno tutti i tradizionali mezzi d'informazione. A rinfrescare la memoria sul metodo-cinque stelle ci ha pensato due giorni fa il co-fondatore, Beppe Grillo. Sono i tempi che fanno grande un comico e il leader è un grande comico: Dead man walking/dead man walking, ripeteva come una cantilena appena sbarcato a Roma, rivolgendosi ai giornalisti che lo aspettavano all'esterno e nella hall dell'hotel romano dove è solito alloggiare. Eccoli i nemici, i morti che camminano, l'informazione «faziosa e bugiarda». Grillo aveva mollato la presa, ricordate? Aveva accettato l'invito di Bruno Vespa, a Porta a Porta. Era il 19 maggio di due anni fa, sembra passato un secolo. Da allora il Movimento Cinque Stelle è cresciuto, è rimasto il secondo partito alle Europee del 2014, ha conquistato città simbolo come Roma e Torino ed è stato protagonista del No al referendum che ha fatto cadere il governo Renzi. Poi però sono spuntate le inchieste: il sindaco di Parma, quello di Livorno, i pasticci e le firme false al Sud e il ciclone Roma: prima l'avviso di garanzia e l'inchiesta sui rifiuti che ha portato alle dimissioni di Paola Muraro, assessora all'Ambiente. Ora le perquisizioni della guardia di finanza in Campidoglio e le indagine sulle nomine fatte nei primi cinque mesi di mandato dalla sindaca Raggi. E allora via, sotto con le accuse all'informazione, con la volontà di delegittimare questi zombie, sempre e comunque.

Grillo e Davide Casaleggio sono scesi a Roma, non vogliono che «questo casino interrompa il cammino verso un governo» 5 Stelle, ma tant'è il consenso non cambia. Chi sperava in un effetto Tangentopoli, chi credeva che magistrati e stampa potessero replicare la «rivoluzione» del 1992 è rimasto deluso. Intanto perché le differenze esistono e sono rilevanti: quello degli anni Novanta era, in buona misura, un sistema di potere con elementi di corruzione individuati e provati. Qui siamo di fronte a inchieste che sono appena iniziate.

Però è probabile che sia un altro elemento a tener alto il consenso tra gli elettori pentastellati. Non bastano a spiegare il fenomeno il cortocircuito dell'informazione e la controinformazione con la quale Grillo e compagnia bombardano gli italiani, soprattutto grazie alla Rete. Oggi almeno il trenta per cento degli elettori non identifica ancora il Movimento come una forza di governo. Lo stesso meccanismo mentale ha portato Renzi (e il Pd) a sfondare il 40% delle preferenze alle Europee del 2014. In questi anni le aspettative dei cittadini non sono diminuite, malgrado la crisi che ha investito il Paese. Anzi, sono cresciute, dovendo però fare i conti con i nuovi problemi della globalizzazione: la mancanza di lavoro, i flussi migratori, la sicurezza. Gli elettori vogliono che sia chi governa a risolvere i problemi.

Ma non tutti si possono affrontare senza chiedere sacrifici ai cittadini. Che, stanchi, non hanno più voglia di sopportarne altri. E allora bocciano la classe dirigente che non riesce a far uscire dai guai il Paese. Cittadini e un po' bambini E si sa: ai bimbi piace tanto ridere.

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