Riuscirà Giuseppe Conte a trovare una truppa di voltagabbana per restare a Palazzo Chigi? Gli rimangono ancora poche ore prima di imbarcare altri transfughi: se non ci riuscirà dovrà piegarsi a Matteo Renzi e bussare alle porte di Italia Viva per tentare di ricucire e formare un nuovo governo. Ma il Movimento 5 Stelle deve ancora decidere la linea da seguire: tornare oppure no con il gruppo che più di 15 giorni fa ha ritirato la delegazione aprendo una fase di stallo politico? Le domande sono diverse e delle risposte non c'è ombra. Il dato di fatto è che il premier dovrà accelerare: non basta il gruppo formatosi a Palazzo Madama, composto da senatori che già gli avevano dato la fiducia. La maggioranza va allargata e la riappacificazione con l'ex sindaco di Firenze potrebbe essere la via d'uscita, anche se il presidente del Consiglio ne uscirebbe significativamente indebolito.
L'operazione responsabili per il momento non ha prodotto gli effetti auspicati dai giallorossi. A far cadere nello sconforto totale è il ripensamento di Luigi Vitali, che inizialmente aveva annunciato il sostegno all'avvocato ma poi è tornato sui suoi passi e ha rovinato i piani dell'esecutivo. "Ma come, aveva già dato l'annuncio pubblico e poi ci ha ripensato. Una cosa mai vista",sono le parole che testimoniano l'amarezza del momento. Addirittura da Palazzo Chigi si teme che dietro ci sia una trappola degli alleati. Questi sospetti non sono di certo una novità, visto che nelle sale del palazzo già da tempo si guarda con sfiducia allo scouting di voltagabbana. "Meglio lasciar perdere, non ci sono i presupposti politici per fare un'operazione del genere in piena pandemia ed in così poco tempo. Ma da Palazzo Chigi non ci hanno voluto dare ascolto", riferisce un senatore centrista.
Sospetti sugli alleati
Dopo settimane di trattative non si è arrivati a una vera e propria svolta e questo starebbe tentando molti ad arrendersi: "È inutile continuare ad insistere, tutto quello che potevamo fare lo abbiamo fatto". Conte starebbe iniziando a dubitare di tutti, soprattutto del Partito democratico che - stando a fonti di primo piano - "ha troppi potenziali candidati per rimanere sempre fermo alla casella di partenza". Le voci informano che il Pd non sarebbe assolutamente intenzionato a tornare alle urne perché "il prezzo da pagare per loro e per l'establishment europeo sarebbe troppo alto". Ovvero regalare al centrodestra la partita del Recovery Fund e la nomina del prossimo presidente della Repubblica.
"E in più si troverebbero tra i piedi una lista elettorale nuova di zecca che gli ruberebbe voti", è il riferimento all'ipotetico partito del premier. La convinzione è che i dem, non appena la possibilità delle elezioni si farà concreta, mollerà Giuseppi e darà l'ok a un altro nome.
Come scrive Marco Antonellis su Italia Oggi, il sospetto è che si stia portando avanti il gioco delle parti: "È evidente che Zingaretti al momento non può fare altri nomi all'infuori di Conte; in questa fase il partito non può assolutamente dare la sensazione di pensare ad altro".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.