Guerra in Ucraina

Quei super lanciarazzi sono (anche) italiani. Precisissimi e letali, fanno tremare il Cremlino

Nel pacchetto di aiuti militari inviati a Kiev anche gli Mlrs: missili guidati da gps che arrivano fino a 100 chilometri e possono colpire pure obiettivi nascosti

Quei super lanciarazzi sono (anche) italiani. Precisissimi e letali, fanno tremare il Cremlino

I moderni lanciarazzi multipli occidentali, terrore delle truppe russe, sono anche italiani. Due Mlrs previsti dal quinto e ultimo pacchetto di aiuti militari all'Ucraina ancora del governo Draghi. Razzi di precisione Himars hanno polverizzato la notte di Capodanno un centro di smistamento dei riservisti russi vicino a Donetsk. Quattrocento morti secondo Kiev, 63 ammessi da Mosca, ma gli stessi blogger militari filo Putin confermano perdite pesanti. Mlrs è il sistema lanciarazzi multiplo in versione europea simile agli Himars americani. La gittata è minore, dai 70 chilometri ottimali ad un massimo di 100, ma la potenza di fuoco e la precisione, grazie al sistema Gps, praticamente uguale. L'Italia ha fornito due batterie semoventi corazzate provenienti dalle 22 in linea presso il reggimento di artiglieria Superga, a Portogruaro.

Gli Mlrs donati all'Ucraina sono lanciarazzi montati su un veicolo cingolato, più lento rispetto a quello ruotato degli Himars, ma adatto ai campi di battaglia accidentati del Donbass. Rispetto al cugino Usa ha il doppio dei tubi di lancio (12) ognuno armato con un razzo da 277 millimetri che trasporta circa 300 chilogrammi di esplosivo. Noi non lo facciamo in rispetto ad una convenzione internazionale, ma gli ucraini potrebbero utilizzare razzi armati con bombe a grappolo, che probabilmente hanno causato la pesante distruzione dell'attacco di Capodanno. La potenza di fuoco dei 12 razzi, che volano a 1.100 chilometri l'ora, può saturare un'area fino a 200mila metri quadrati.

Sul sito della Difesa si legge che l'Mlrs garantisce «una precisione che permette l'impiego in operazioni volte a colpire anche obiettivi puntiformi quali, ad esempio, bunkers o postazioni nemiche». Non solo: «Possiede un sistema di auto-caricamento e auto-puntamento altamente automatizzato ed è dotato di un computer di controllo del fuoco che integra le operazioni del veicolo e della rampa di lancio».

Durante il primo impiego operativo nella guerra per la liberazione del Kuwait, gli iracheni avevano soprannominato il bombardamento con i lanciarazzi a guida satellitare «pioggia d'acciaio» proprio per la potenza e rapidità di tiro. Il comando russo li considera assieme, agli Himars, l'arma più temibile degli ucraini. Il Cremlino ha pavento addirittura l'escalation nucleare quando è stato deciso l'invio di questi sistemi d'arma a Kiev.

L'ultimo pacchetto di aiuti del precedente governo ha previsto anche un'altra arma di artiglieria efficace sul campo di battaglia ucraino. A cominciare da Bakmut, la piccola Stalingrado ucraina, e Melitopol dove le forze di Kiev vorrebbero spezzare in due il fronte russo. I Pzh2000 sono obici semoventi che tirano proiettili di 155 millimetri fino a 40 chilometri di distanza con direzione computerizzata. Il caricamento automatico permette di sparare venti colpi in tre minuti. Sei obici, che costano 9 milioni di euro ciascuno, sarebbero stati destinati all'Ucraina.

Il governo Meloni ha prorogato gli aiuti militari a Kiev per tutto il 2023, ma non ancora deciso il sesto pacchetto di forniture. L'Italia sarebbe disponibile a rafforzare la difesa dei cieli ucraini. Secondo indiscrezioni francesi potremmo fornire una moderna batteria di missili Samp/T, Aster, che ha «capacità di avanguardia nel contrasto delle minacce aeree e dei missili balistici tattici a corto raggio» con un raggio d'azione di 150 chilometri. Gianandrea Gaiani, direttore di Analisi Difesa fa notare che «il problema sarà quanti missili abbiniamo ai lanciatori. Se ne hai pochi l'autonomia è di qualche settimana» per intercettare quelli russi. E per un sistema d'arma del genere va debitamente istruito il personale ucraino. L'addestramento di 15mila militari di Kiev nella Ue è già iniziata a Brzeg, in Polonia e nei paesi baltici.

L'Italia ha dato la sua disponibilità, ma per ora nessun soldato ucraino è arrivato nelle nostre caserme.

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