Quei vigliacchi che insultano l'handicap

Il rispetto dov'è? Oggi parlano tutti di educazione ma in pochi la conoscono

Quei vigliacchi che insultano l'handicap

Il rispetto dov'è? Oggi parlano tutti di educazione e rispetto ma sono davvero pochi quelli che li applicano con convinzione. Da qualche giorno i media e i social non fanno che parlare del caso di un cartello offensivo affisso nel posto riservato ai disabili all'interno di un centro commerciale vicino Milano. Ecco il testo: «A te handicappato che ieri hai chiamato i vigili per non fare due metri in più vorrei dirti questo: a me 60 non cambiano nulla ma tu rimani sempre un povero handicappato... sono contento che ti sia capitata questa disgrazia!». Ora mi chiedo: ma perché arrivare a tanta cattiveria? La cosa che a me fa più rabbia non è solo l'assenza totale di senso civico ma anche il livello di arroganza e, aggiungo, maleducazione, di chi torna a casa e davanti a un pc dà libero sfogo alla sua frustrazione scrivendo un cartello di insulti! Peraltro non escludo che a quest'ora l'ignorante anonimo si vanti del fatto che tutta Italia parla del suo cartello. Di certo lui non considera che quella persona che vive con handicap con molta probabilità, quel giorno, non avendo trovato parcheggio, ha dovuto rinunciare al suo giro all'interno del centro commerciale. E quante volte sarà accaduto a chi doveva andare a far la spesa o in farmacia? Il posto riservato alle persone con disabilità non è un lusso. È una necessità dovuta a limitazioni fisiche che non sempre sono per nascita. Qualcuno ha mai davvero pensato: «E se un giorno dovesse servire a me?». Io, che da 12 anni vivo con un handicap a causa di un incidente stradale, mi scontro quasi quotidianamente con episodi simili o comunque di posti riservati ai disabili e scambiati per quelli di «carico e scarico». E nonostante io possa camminare grazie a due protesi quando sto bene e non ho dolori, lascio volentieri il posto libero pensando a chi ha problemi più gravi del mio. Siamo nel 2017 e tutti vanno di corsa. Tutto ciò che li riguarda è prioritario e il resto del mondo può aspettare. Quando ero piccola ricordo che sui mezzi pubblici a noi ragazzi toccava alzarci per lasciare il posto alle persone più grandi di noi, soprattutto quelle anziane. Oggi invece succede spesso che sui tram o in metro, ci si lanci sguardi con aria di sfida come a dire «ci sono arrivato prima io e da qui non mi muovo finché non arrivo alla mia fermata!». Da qualche anno in alcuni comuni ci sono associazioni che hanno affisso cartelli con la scritta «Vuoi il mio posto? Prenditi il mio handicap». Questa potrebbe essere una efficace campagna di sensibilizzazione che se attuata da tutti i comuni italiani e non solo da qualche associazione locale, forse potrebbe aiutarci ad evitare il verificarsi di episodi così tristi. Bisognerebbe inoltre lavorare a livello nazionale con leggi più dure. Cose del tipo: multe più salate, decurtazione maggiore di punti dalla patente, rimozione forzata e immediata del mezzo. A seguito di quanto accaduto anche io, nel mio piccolo, ho pensato di fare qualcosa con la onlus di cui sono presidente (www.disabilinolimits.org) facendo realizzare degli adesivi con slogan volti a sensibilizzare chi occupa abusivamente i parcheggi riservati ai disabili. Una società non può crescere né arricchirsi senza il rispetto reciproco di chi la vive.

Ma voglio essere fiduciosa e pensare che la prossima volta che scriverò un pezzo qui, sarà per raccontare una storia bella, di solidarietà e umanità! Qualcosa che faccia brillare gli occhi e allargare il sorriso.

* atleta paralimpica

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