"Oh, ma De Santis in Puglia com'è andato?". Transatlantico, pomeriggio inoltrato. Nei capannelli del Pd i deputati compulsano le preferenze dei vari candidati. Nel frattempo, a solcare il corridoio dei passi perduti, passano in coppia Piero De Luca e Marco Sarracino. Il figlio del governatore uscente Vincenzo e l'uomo di fiducia di Elly Schlein a Napoli. Riformisti variamente assortiti e schleiniani. Per una volta i dem sembrano marciare insieme, sospinti dalle vittorie di Roberto Fico e Antonio Decaro. E però la domanda vera, quella che rimbalza velenosamente dietro le quinte della concordia apparente, è un'altra. Suona così: "Perché la segretaria è andata subito a Napoli per congratularsi con Fico e soltanto dopo è andata in Puglia da Decaro?". In fondo, la questione - dalle parti del Nazareno - è sempre la stessa. Sembra, ai critici interni e agli osservatori, che la leader non faccia altro che portare acqua al mulino di Giuseppe Conte. Anche se la segretaria, in conferenza stampa al Nazareno, si dice pronta a sfidare il centrodestra alle politiche, parla con Avs di un tavolo programmatico per le elezioni del 2027 e annuncia: "Ho già detto che sono disponibile alle primarie, a correre alle primarie". Eppure le perplessità corrono sottotraccia. "Ma la Schlein di quale partito è segretaria?", è l'altra obiezione tendenziosa che monta sotto i festeggiamenti. E si torna al punto di partenza. Nel campo largo pare che a comandare sia il capo post-grillino più che la segretaria. Basta mettere insieme i fatti. Fico, in Campania, per il M5s era una scommessa. Se l'ex presidente della Camera avesse perso rocambolescamente, ribaltando i pronostici, per Conte sarebbe arrivato il canto del cigno. Invece, adesso, l'ex premier rivendica una vittoria. Il tutto nonostante il Movimento sia sotto il 10% in Campania. 9% per la precisione. Nella Regione con più ex percettori del Reddito di cittadinanza e con un candidato governatore pentastellato doc.
E, così, mentre i pontieri del campo largo - quello "testardamente unitario" come da manuale Schlein - si affannano a preparare tavoli di coalizione e a imbastire programmi comuni, Conte annuncia il cantiere "dal basso", con gli iscritti sul modello dell'assemblea Nova dell'anno scorso, per il programma del M5s in vista delle elezioni politiche del 2027. Schlein non si scompone. "Benvenute" le parole di Conte sul programma, dice in conferenza stampa al Nazareno, "dobbiamo lavorare sulla costruzione del progetto per l'Italia e nutrire questo sforzo programmatico a partire dalle cose che già condividiamo". E ancora: "La linea testardamente unitaria porta i suoi frutti. Siamo pronti a sfidare il centrodestra nella partita del 2027". Poi passa al punto dolente, quello della leadership della coalizione. Il vero obiettivo di Conte, ma anche dei moderati del Pd, che vorrebbero un volto civico "alla Ruffini", relegando la leader a pilotare solo la macchina del partito. Lei sembra sfidarli: "Il candidato premier? O si fa come fa la destra: è candidato chi guida il partito che prende più voti. O ci sono altre modalità. Ho già detto che sono disponibile alle primarie, a correre alle primarie".
Ma, proprio da queste regionali, esce preponderante un altro potenziale pretendente alla guida di un campo sempre più affollato.
C'è Decaro, che con il plebiscito in Puglia, si rilancia a livello nazionale e già viene tirato per la giacchetta dalla minoranza interna. Non manca chi scommette che non finirà la legislatura in Regione. Sono due vittorie, per Schlein, ma assomigliano molto a una trappola.