La norma sui sacchetti di plastica è molto attenta al business, un pochino all'ambiente, zero al consumatore. E se le critiche alla legge voluta dal Pd sono pienamente giustificate, la cagnara sui social network però ha agito come una lente deformante. E non è solo l'effetto del «telefono senza fili» in versione web.
A leggere con attenzione gli interventi contro Renzi e quelli che sminuiscono il caso, si può agilmente riscontrare che tanti si somigliano tra loro. Non è un caso, né un effetto della attuale velocità di trasmissione del pensiero, ma il prodotto di due macchine propagandistiche uguali e contrarie. Voci del web vicine ai Cinque stelle si sono impadronite della notizia e, aggiungendoci qualche sfumatura complottista, sono riusciti a mobilitare la Rete. Ma anche il Pd ormai usa mezzi simili, con il vantaggio di poter mettere in campo anche fonti governative. Nelle scorse ore, perfino nelle dichiarazioni di ministri e illustri commentatori sui giornaloni sono circolate mezze verità, omissioni, distorsioni utili ad avallare la tecnica adottata dallo stesso Renzi, per difendersi dalle critiche: bollarle come fake news.
Ma per farlo, i cantori renziani hanno dovuto annacquare il caso dei sacchetti con altrettante notizie sballate. La più diffusa: ce l'ha chiesto l'Europa.
Peccato che la direttiva europea non preveda il pagamento obbligatorio dei sacchetti per la frutta, visto che non fa calare neanche di una unità il consumo di sacchetti monouso generando anzi, come ha scritto il Sole24Ore, possibili ricadute negative sull'ambiente. Se c'è una lezione utile che si può trarre da questa storia, è che i russi non c'entrano: le fabbriche di bufale sono italianissime e nessuno è immune alla loro influenza.
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