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Quell'esercito di scrocconi mantenuto da pochi onesti

Il libro di Vecchi svela lo scandalo: "Un terzo del Paese si dice nullatenente: qualcosa non torna"

Quell'esercito di scrocconi mantenuto da pochi onesti

Da un anno all'altro. Da non credere: è bastato un toc toc dello Stato italiano per far lievitare i redditi di oltre tre milioni e mezzo di famiglie italiane. Fino al 2014 l'80 per cento di quelle che presentavano il modello Isee aggiungevano di essere a terra. Ma così giù da non avere nemmeno un euro nel salvadanaio. Zero su tutta la linea. Poi, nel 2015 Roma ha fatto sapere che avrebbe cominciato a controllare, superando finalmente l'incredibile e fino ad allora insuperabile barriera della privacy. È bastata quella semplice dichiarazione, non dei redditi ma d'intenti, per far passare di colpo il 74 per cento dei nuclei in una fascia più alta. Vicino alla quota di 20mila euro.

Francesco Vecchi racconta questo scandalo con empatia e un filo di sacrosanta indignazione nel suo ultimo libro: Gli scrocconi, appena uscito da Piemme. Vecchi è, con Federica Panicucci, il conduttore della striscia quotidiana Mattino 5 e nel suo studio si affollano storie e paradossi che documentano quel che nessuno, o quasi, ha il coraggio di dire in modo esplicito: gli italiani sono più ricchi, o se volete meno poveri, di quello che tutti pensano. Certo, la politica un giorno sì e l'altro pure scaglia anatemi di cartapesta contro le legioni dei furbetti e furbastri che popolano il nostro Paese, anche ai tempi non semplici della pandemia. Ma è uno strepitare che non cambia nulla.

VENTITRE MILIONI DI NULLATENENTI Quando si dice che il sistema fiscale, sempre sul punto di essere riformato, strangola i lavoratori si dice ovviamente una verità, ma si dimentica un pezzo della storia: i ventitre milioni di italiani che sostengono di avere il portafoglio desolatamente vuoto o di disporre solo degli evangelici spiccioli. «I 23 milioni di contribuenti che dichiarano di guadagnare fino a 20mila euro - riassume Vecchi - versano complessivamente allo Stato 18 miliardi: circa 780 euro a testa».

Possibile? Più di un terzo degli abitanti della penisola sono nullatenenti o quasi, conteggiando anche neonati, vegliardi e malati. Qualcosa non torna, anzi stride. «Per l'Agenzia delle Entrate - sospira l'autore - trovare qualcuno che guadagni più di me è difficilissimo». Addirittura? «Guardo dalle finestre di casa mia e ci sono 30 macchine parcheggiate, 20 delle quali non me le posso permettere». E allora?

CINQUE MILIONI DI CONTRIBUENTI SPREMUTI

Accendiamo i riflettori su quei 5 milioni di contribuenti che galleggiano sopra quota 35mila: «Un esclusivissimo circolo dei nababbi», lo battezza nel sarcasmo il giornalista. Sono in cima alle statistiche, ma nella realtà sono scavalcati da una folla sconosciuta che si siede ristoranti più gettonati, va in vacanza negli hotel di lusso, guida le auto più potenti e via elencando gli altri parametri con cui afferrare il tenore di vita.

DICHIARAZIONI DA FAME

I più «fortunati» sono i ristoratori che arrivano a 18.400 euro l'anno. A scendere, nei gironi della miseria pre Covid, ecco i baristi, bloccati a 17.400 euro l'anno e i parrucchieri che portano a casa 1.091 euro al mese. Sul versante dei titolari di negozi di abbigliamento siamo all'indigenza pura: 617 euro al mese. Di nuovo, si resta sconcertati. E l'elenco dei misteri italiani non finisce certo qui.

UN PENSIONATO SU DUE ASSISTITO DALLO STATO

Scrive Vecchi: «Lo Stato... paga sull'unghia senza dire nulla le pensioni a 8 milioni di italiani che all'improvviso dichiarano di non aver mai lavorato (o di aver lavorato molto poco) nel corso della loro vita. Che sia veritiero oppure no, il dato resta questo: un pensionato su due è assistito dallo Stato». La narrazione, ancora una volta, pare troppo ingombrante: va bene essere pessimisti, ma le cifre raccontano un'Italia disastrata che non esiste.

GLI SCANSAFATICHE

C'è poi un altro girone da esplorare: quello, comodo comodo, degli scansafatiche. Il loro identikit è presto fatto: «Non sono - risponde lo scrittore - quelli che cercano un lavoro e non lo trovano, cioè i disoccupati». No, qui parliamo di un'altra razza: «I non occupati, quelli che il lavoro manco se lo cercano». Sono tanti. Troppi e pure in aumento: 4 milioni. Quattro milioni di imboscati. Domandina semplice semplice: ma chi li mantiene? Ma le statistiche come sono fatte?

La povertà ai tempi del Covid è in aumento. Non c'è il minimo dubbio. Ma le cifre disegnano una realtà ancora una volta eccessiva, con circa 12 milioni di connazionali precipitati nella miseria fra le spire della crisi economica. Gli indici con cui si misura la disuguaglianza, contraddittori anche per gli studiosi, sono la spia di una bugia troppo grande per essere nascosta. Forse, il termometro non funziona.

Sorpresa: l'Istat fa le sue statistiche al telefono e difficilmente con la cornetta in mano l'intervistato confiderà la ludopatia, la dipendenza dalla droga o, peggio ancora, un vincolo criminale.

Gli scrocconi di Francesco Vecchi

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