Quello Statuto uccise il boom economico

R enato Brunetta mi accusa di aver offeso in modo intollerabile e banale Giacomo Brodolini, ministro del Lavoro (governo Rumor, 1968-1969), perché ho scritto che il suo Statuto dei lavoratori, contenente l'articolo 18, è una boiata pazzesca che sembra vergato da Stalin dopo essersi scolato una bottiglia di vodka. Non è una offesa all'uomo, che ho definito «brava persona», ma al politico malaccorto e contagiato dall'ideologia folle di moda in quegli anni di sbronza comunista e rivoluzionaria.

Ricordare la realtà di quei tempi e osservare quella di oggi, mettendole a confronto, non è banale né intollerabile, ma necessario per capire che i nostri guai attuali non sono figli di nessuno. Anche io, come Brodolini, ero socialista (per giunta lombardiano) quindi so di cosa sto parlando. Tu invece per quanto professore, ignori che lo Statuto dei lavoratori ha fatto più danni in Italia delle bombe atomiche in Giappone. O fingi di ignorarlo per il gusto un po' fatuo di polemizzare con me. Infatti scrivi una sciocchezza indegna di te. Affermi che tale Statuto arrivò a compimento del boom economico e fu una grande conquista di civiltà. Il boom in effetti fu una conquista di civiltà, mentre lo Statuto fu la tomba del miracolo economico perché pose fine alle condizioni per un sano sviluppo dell'economia.

Brodolini, a differenza di te non sapeva nulla di economia, e può essere perdonato per averla uccisa con una legge idiota, ma tu, che della materia sei un esperto, fai ridere se difendi Brodolini e contemporaneamente ne contesti l'opera pessima fino al punto di affermare che essa merita di essere riscritta in toto. Come se papa Francesco lodando Cristo dichiarasse che il Vangelo è da buttar via.

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