Roma - «Non si è mai visto un presidente del Consiglio che dice: se bocciano la riforma costituzionale, vado a casa. Perché questa riforma non è di Renzi, della sua maggioranza, del governo, ma è del Parlamento. Il senso del discorso del premier è: sono io quello che comanda». Annibale Marini, già alla guida della Corte costituzionale, è uno dei presidenti dei Comitati per il No.
Perché gli italiani dovrebbero bocciare a ottobre la riforma Boschi?
«Quando sento la stessa ministra per le Riforme confessare che l'avrebbe fatta diversamente, ma bisogna approvarla perché se ne parla da troppo tempo, sbalordisco. Può essere un motivo questo? La Carta non ha una scadenza temporale, è nata per durare. Se la si cambia lo si fa solo nel modo migliore. E questo non lo è: vorrà pur dire qualcosa che tutti i grandi costituzionalisti sono schierati contro».
Troppa fretta? Purché si cambi?
«C'è un'interferenza del governo inaccettabile. Quando approvarono la Carta, De Gasperi prese la parola una sola volta, per l'articolo 7 sui rapporti Stato-Chiesa. Non era la sua Costituzione, non poteva esserlo. Perché è di tutti».
Quali sono i motivi del No?
«Il primo è a monte: ha fatto la riforma un Parlamento eletto su base di una legge dichiarata incostituzionale, quindi illegittimo. Non è stato sciolto, anche se sarebbe stato meglio, ma poteva provvedere agli atti necessari e urgenti, non certo riscrivere la Carta».
E nel merito?
«Dicono che c'è risparmio di spesa. Demagogia pura. Innanzitutto, non si cambia la Costituzione per motivi finanziari, per risparmiare qualche euro. Ma poi l'apparato burocratico rimane in piedi. Si risparmia sui compensi ai senatori? Voglio vedere se i nominati, non eletti, non chiederanno qualche compenso aggiuntivo. Comunque, certo non è un taglio che incide sul bilancio dello Stato».
Renzi insiste sulla funzionalità, sulle lungaggini del bicameralismo perfetto.
«Peccato che in Italia ci sia un eccesso di leggi, non un deficit. Accelerare il processo legislativo non è positivo: si faranno castronerie non rimediabili. Non dobbiamo fare molte leggi, ma farle bene».
Che pensa della formazione del nuovo Senato?
«Una camera, se non legislativa, paralegislativa i cui membri non sono eletti a suffragio universale? E nominati dai consigli regionali, che hanno dato pessima prova di efficienza, coerenza e correttezza».
Altro motivo contro?
«Ho sempre saputo che la Costituzione va modificata con una maggioranza quanto più larga possibile, perché deve coinvolgere l'intero Parlamento. Qui invece è risicata, pochi voti. E poi c'è il collegamento con quel gioiellino della legge elettorale...».
L'Italicum...
«...quella, che fa rimpiangere non solo la legge truffa ma la legge Acerbo. Due percorsi paralleli e collegati per una riforma che non sta bene a nessuno, tranne a chi governa. E potrà avere in mano il Paese solo con il 23-25 per cento dei voti. Non è questa la stabilità che serve».
I Comitati per il No come convinceranno la gente?
«C'è l'anomalia di un premier che organizza i Comitati per il Sì, casa per casa.
Così tutto diventa politico, mettendo da parte una serena valutazione giuridica. Non è bello, ma si entrerà tutti in campagna elettorale. Solo che il No non avrà certo le stesse opportunità del Sì sostenuto dal governo».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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