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"Questa riforma colmerà la distanza che si è creata tra i cittadini e i partiti"

Il costituzionalista e consigliere del Csm: "Gli italiani già conoscono questo ordinamento grazie a sindaci e Regioni. Falso che depotenzi il Quirinale"

"Questa riforma colmerà la distanza che si è creata tra i cittadini e i partiti"

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"Questa riforma colmerà la distanza che si è creata tra i cittadini e i partiti"

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Felice Giuffrè, ordinario di Diritto Costituzionale a Catania e consigliere del Csm, a tutto campo sul premierato e sugli effetti positivi della riforma.

È vero che il secondo premier, con questa legge, avrà un potere di vita e di morte sul Parlamento?

«Io credo che sarà molto difficile sostituire il premier direttamente eletto con un altro esponente della stessa maggioranza. La legittimazione diretta del presidente del Consiglio e la legge elettorale con il premio pari al 55 per cento dei seggi renderà politicamente residuale l'ipotesi di un secondo premier nella stessa legislatura. In ogni caso, ove si dovesse verificare questa ipotesi scatterebbe la regola del sibul stabunt, simul cadent, da oltre vent'anni utilizzata nelle regioni e nei comuni. Non credo che oggi ci siano italiani disposti a tornare indietro, rinunciando ad eleggere direttamente il proprio sindaco o il presidente di Regione».

Giuliano Amato sostiene che il premierato indebolisca Camere e Quirinale.

«Per la verità il Parlamento non è stato mai così debole come oggi. Parlare di un indebolimento derivante dal premierato mi sembra davvero un'iperbole. Si tratta, piuttosto, di colmare il fossato che si è prodotto tra cittadini e istituzioni con la crisi dei partiti tradizionali. Per questo, l'elezione diretta del presidente del Consiglio e una legge elettorale che produca una maggioranza chiara potranno irrobustire la democrazia».

E quanto al Quirinale?

«Quanto al presunto indebolimento dei Quirinale occorre essere chiari. I poteri del presidente della Repubblica - potere neutro - si espandono solo quando sono deboli le maggioranze parlamentari. Con l'elezione diretta del premier e con il premio del 55 per cento dei seggi si intende superare proprio la fragilità delle maggioranze parlamentari e dei governi. In ogni caso, proprio la possibilità di incaricare un altro esponente della maggioranza in caso di sfiducia consente di mantenere fermo il ruolo di garanzia del Capo dello Stato, in circostanze eccezionali».

Il presidente della Repubblica ha già, in qualche modo, un vincolo teso a scegliere il leader della coalizione vincente come premier.

«Appunto, è già così nei casi in cui le elezioni restituiscono un risultato chiaro, cioè un vincitore già identificato dalla maggioranza degli elettori. Si tratta di far sì che ciò avvenga sempre, come accade nelle compiute democrazie dell'alternanza in Occidente. Non vedo, dunque, plausibili ragioni di allarme. Si stabilizza una buona prassi di democrazia».

Quale legge elettorale assocerebbe al premierato per renderlo efficace?

«Andrebbe bene un proporzionale con premio di maggioranza».

La Schlein è arrivata a sostenere che la riforma sia contro la Costituzione.

«Mi sembra un argomento tipicamente politico o da campagna elettorale, privo però di reale pregio giuridico».

Si aspetta un referendum? Se si, come la vede in termini di esito?

«È probabile che si arrivi al referendum. Tuttavia, come ho già detto, si tratta di una riforma in linea con quanto già sperimentato dagli italiani nei comuni e nelle regioni.

Questo lascia ben sperare».

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