Quella "confidenza" di Di Maio: Draghi al Colle. E il premier...

Secondo La Repubblica, il ministro degli Esteri avrebbe parlato della partita per il Colle con alcuni diplomatici. Ecco cosa può succedere a febbraio

Quella "confidenza" di Di Maio: Draghi al Colle. E il premier...

La partita per il Quirinale entrerà nel vivo subito dopo l'approvazione della manovra di fine anno. Per il momento i partiti tengono a silenziare le voci sul prossimo presidente della Repubblica, anche se in realtà si stanno già muovendo per non farsi trovare impreparati a un appuntamento cruciale che cambierà le dinamiche della politica nazionale. Il toto-nomi è partito da diversi mesi e vede protagonista il premier Mario Draghi, che però dovrebbe abbandonare le redini del governo per trasferirsi al Colle. A quel punto l'ipotesi di elezioni anticipate sarebbe concreto, anche se nel palazzo si rincorre la voce che sarebbe pronta una staffetta per non interrompere la legislatura.

La staffetta Draghi-Franco

A prendere la guida dell'esecutivo potrebbe essere Daniele Franco, attuale ministro dell'Economia. Ma i dubbi in tal senso sono molteplici: Draghi è considerato come l'unica figura in grado di fare da collante tra le diverse forze di maggioranza, che invece potrebbero sfaldarsi in sua assenza. Eppure Luigi Di Maio non avrebbe nascosto che la staffetta è tutt'altro che un'ipotesi lontanissima dalla realtà dei fatti.

Stando a quanto appreso e riportato da La Repubblica, il ministro degli Esteri avrebbe parlato della partita per il Quirinale con alcuni diplomatici. Una confidenza che si sarebbe lasciato sfuggire nel corso di un vertice internazionale con alcuni interlocutori. E in sostanza il ragionamento sarebbe stato questo: Mario Draghi diventerebbe il prossimo capo dello Stato e lascerebbe le chiavi di Palazzo Chigi a Daniele Franco.

Legislatura blindata?

Anche se per il momento non ci sono conferme ufficiali in tal senso, è normale che Di Maio assicuri un'immagine di sicurezza e stabilità del nostro Paese agli occhi degli altri. L'obiettivo (mai nascosto) è quello di blindare la legislatura fino a scadenza naturale nel 2023, ma tre le tante ipotesi sul tavolo vi è anche quella di traghettare il governo fino a settembre 2022 per poi tornare alle urne.

Il ministro degli Esteri ha più volte posto l'attenzione sulla necessità di evitare instabilità politica, soprattutto alla luce dei miliardi di euro che l'Italia dovrà spendere per attuare i progetti del Recovery Fund. Di Maio è convinto che per il Colle "bisogna andare verso figure di garanzia, non di parte". E dunque il dialogo con il centrodestra diventa una sorta di obbligo politico: "È sacrosanto".

Draghi resta al governo?

Sulla figura di Draghi al Quirinale potrebbero covergere più o meno tutti i partiti, almeno in linea teorica. Ma per il momento i leader delle maggiori formazioni politiche sembrano voler scommettere sulla sua permanenza al governo. Per Silvio Berlusconi l'esecutivo deve restare in carica "per tutto il tempo necessario, fino al 2023, fin quando saremo usciti dall’emergenza". Sulla stessa linea Matteo Salvini della Lega: "Draghi sta lavorando bene. Mi auguro che continui a lavorare a lungo e a fare il presidente del Consiglio".

Una posizione che trova d'accordo anche Giuseppe Conte: il numero uno del Movimento 5 Stelle invita a lasciare lavorare Draghi senza tirarlo "per la giacchetta un giorno sì e l'altro pure".

Le motivazioni sono le stesse dei suoi compagni di governo: "C'è anche una recrudescenza della pandemia, c'è da attuare il Pnrr". Pure Carlo Calenda si dice consapevole del fatto che solo l'attuale premier "ha l'autorità di tenere un governo di questo tipo".

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