Al Quirinale torna un cattolico senza prediche

N on ha nominato Dio. Non ha citato il Vangelo. Non si è ispirato alla figura di santi. Da questo si capisce che con Sergio Mattarella è tornato un cattolico al Quirinale. Un tipo di cattolico alla Cossiga e alla Moro (se mai fosse andato sul Colle). Non c'entrano qui le differenze di idee politiche e di temperamento. Li unifica lo stile alieno da inflessioni bigotte, da genuflessioni esibite (...)

(...) nel momento in cui si agisce in quanto autorità dello Stato. In privato tutto: preghiere, letture, adorazioni eucaristiche, processioni. Cossiga stette rigidamente in piedi davanti a papa Giovanni Paolo II da capo dello Stato (dall'85 al '92). Lo vidi con l'anca e il femore rotti gettarsi ai piedi di papa Ratzinger da senatore a vita (2007). Anche Andreotti era della stessa pasta: messa e comunione tutte le mattine, ma poi discuteva e qualche volta dava ragione al diavolo. I cattolici non sono islamici. Non identificano i poteri di Dio e di Cesare. Del resto la nostra civiltà si fonda sull'idea cristiana di libertà purificata da scontri e incontri con l'illuminismo.

Questo non comporta affatto che un presidente cattolico metta il suo credo tra parentesi. Sarebbe una cosa ben miserabile la fede se non plasmasse le scelte decisive di una persona. Ma la responsabilità è tua, solo tua, caro Sergio - gli dice la Chiesa.

In questo senso, essere cattolici lascia molto più liberi e in un certo senso più soli che essere comunisti. Il Partito comunista ha sempre avuto la pretesa di essere una Chiesa con i suoi sacramenti e le sue scomuniche. Ma non esiste laicità tra i comunisti. Non esiste distinzione tra coscienza personale e direzione del partito. Giorgio Napolitano ne è stata la prova. Il primo interesse è stata la Ditta.

Un cattolico liberale alla Cossiga mette davanti la coscienza. Obbedisce a essa. Al Papa e alla coscienza. Spesso è un dramma. Ma, senza, la vita sarebbe banale. Cossiga si batté come un leone perché fosse portato sugli altari il cardinale John Henry Newman. Benedetto XVI lo ascoltò facendolo beato. E beatificò le celebri parole: «Se fossi obbligato a introdurre la religione nei brindisi dopo un pranzo (il che in verità non mi sembra proprio la cosa migliore), brinderò, se volete, al Papa; tuttavia prima alla coscienza, poi al Papa».

Il Dio cristiano si è incarnato e il suo Vicario sta a San Pietro: non è il Grande Architetto dei massoni che sta a dormire sopra le nuvole. Dio c'è e c'entra. Ma poi te la giochi con Lui l'ultimo giorno. Non ci sono fatwe o ukaze del Comitato centrale. Il Papa non manda pizzini.

Ho paragonato Mattarella a dei giganti. Abbasso subito l'asticella. Bisogna vederlo negli atti, quanto salterà in alto. Per ora si coglie questa sua dimensione di cattolicesimo quotidiano da come ha pronunciato la frase «sostenere la famiglia risorsa della società» (non ha detto «le» famiglie). Ha ripetuto 12 volte, ed è stato il sostantivo più usato, «volto/volti»: quello «spensierato dei bambini», quelli dei malati. Non le alture delle grandi visioni: ma scorgere l'infinito nelle facce.

È tornata fuori la questione se Mattarella sia stato avversato dai «ciellini» in memoria di antiche contrapposizioni. Non esiste. Proprio no. Storie diverse, ma che c'entra? Di certo il suo percorso è passato attraverso altri maestri e amicizie, ma la Chiesa è grande e noi siamo piccoli uomini, che duriamo un attimo. Di che militanza sia lo attesterebbero le lacrime di Rosy Bindi durante il suo discorso: in effetti sono stati entrambi dirigenti dell'associazionismo cattolico diciamo così di sinistra, con preferenza data ai teologi rahneriani, scusate l'arabo. Dunque talebani pauperisti. Ma no. C'è qualcosa di più profondo: la comunanza nello stesso tipo di dolore. Rosy assisté agli ultimi respiri del suo maestro Vittorio Bachelet ucciso dai colpi delle Br, nelle braccia di Sergio spirò il fratello Piersanti, straziato da Cosa nostra. Da quella mescolanza di fede e sangue amato derivò il loro impegno politico. Questo li rende non banali. Avversabile, avversabilissima la Rosy; Sergio vedremo.

Ho citato Cossiga, quasi fosse l'ultimo cattolico lassù sul Colle. Qualcuno mi dirà: e Oscar Luigi Scalfaro? Alt! In realtà l'ultimo presidente cattolico che ha avuto l'Italia è stato Ciampi. L' Osservatore Romano lo ha certificato pubblicando un'intervista di Arrigo Levi. Testimonia Ciampi: «Sua Santità mi invitava la mattina. Lui diceva messa nella sua piccola cappella, nel suo appartamento, alla presenza di poche suore. Andavamo con mia moglie. Seguivamo la messa». Passava per laico azionista. Si convertì? Successe qualcosa. Vide papa Wojtyla a tu per tu. Dopo pochi istanti ci fu «non dico una confessione, ma un incontro in cui ci aprimmo il cuore. Ricordo che mi commossi. Nessuno lo seppe». Misteri. Ma cattolico lo diventò. Secondo il cardinale Dziwisz, stava per capitare la stessa cosa tra Giovanni Paolo II e il suo amico Pertini. Si recò per vederlo in punto di morte. Ma la moglie Carla gli sbarrò la porta. E Oscar Luigi Scalfaro. Questi sì ufficialissimamente cattolico. Pubblicò un libro con le sue prediche.

Non alludiamo a discorsi, ma proprio a omelie. Il titolo era «Amen!». Chi sono io per giudicare. Lascio perciò la parola a Ciriaco De Mita: «Per amor di Dio. Sergio è un cattolico vero, siciliano, coerente. Scalfaro era un ipocrita, un clericale del nord». Amen!

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica