La rabbia degli agenti in piazza «I criminali contano più di noi»

Il sindacato di polizia organizza un sit-in a Roma e Milano contro il ddl sulla tortura: «Abbandonati dai politici e dal capo Pansa»

Una legge ideologica, nata per colpire chi indossa una divisa strizzando l'occhio al partito dell'antipolizia. È scontro sul ddl in discussione in Parlamento che introduce il reato di tortura. Gli agenti non ne vogliono sapere perché se passerà, dicono, rischiano di finire nei guai soltanto perché durante un interrogatorio hanno alzato un po' la voce con fare autoritario. Con quali parametri si misureranno le sofferenze psichiche previste come sanzionabili dal disegno di legge accanto a quelle fisiche? In tribunale come si dimostreranno? I poliziotti non hanno dubbi: questa è una legge contro di loro, che li indebolisce, rendendoli facilmente ricattabili da chiunque. È uno strumento in più in mano ai delinquenti che cercano di farla franca, perché alla fine gli agenti saranno costretti a lasciar loro campo libero o perlomeno ad assumere approcci più soft.

A guidare la protesta contro il ddl, già approvato dalla Camera e dal Senato e in attesa di tornare a Palazzo Madama per l'approvazione definitiva, è il Sindacato autonomo di polizia (Sap) che ieri a Roma e Milano ha organizzato il T-day, mobilitando centinaia di poliziotti e distribuendo mezzo milione di volantini per dire no al provvedimento, nato sull'onda emotiva della condanna da parte della Ue dei fatti della Diaz durante il G8 di Genova, che introduce nel codice penale il reato di tortura e di istigazione alla tortura. «Non si tratta di una battaglia corporativa - garantisce Gianni Tonelli, segretario generale del Sap - ma non accettiamo che dietro ad una presunta battaglia di civiltà si possa pensare di penalizzare l'attività di poliziotti e carabinieri. Esistono già in Italia fattispecie di reato che puniscono pesantemente gli eventuali abusi delle forze dell'ordine. Il ddl in discussione, invece, nasconde la volontà di punire le donne e gli uomini in divisa». Il 29 giugno la protesta si allargherà ad altre province e se sarà necessario - avverte il sindacalista - la mobilitazione andrà avanti finché non sarà chiaro a tutti che il reato di tortura, così come previsto dal ddl, finirà per mettere a repentaglio la sicurezza dei cittadini. In piazza, accanto ai poliziotti riuniti in sit-in davanti a Palazzo Chigi, c'era anche Matteo Salvini per chiedere «libertà di azione assoluta per polizia e carabinieri». «Il Parlamento stia con le guardie, non con i ladri», ha scritto in un tweet il segretario federale della Lega, secondo il quale gli agenti «si sentono abbandonati dalla politica e dal loro capo Alessandro Pansa». «Il ddl - dice - rischia di far lavorare in condizioni ancora peggiori gli uomini delle forze dell'ordine. È un'idiozia che consente a qualunque delinquente di valere molto di più di chi indossa una divisa». Anche il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni la pensa così: «È un reato fatto apposta per sanzionare le forze dell'ordine perché dietro la violenza psicologica si può nascondere qualsiasi cosa». Maurizio Gasparri (Fi) ritiene che il testo vada bloccato e riscritto : «Soprattutto le norme sull'aspetto psicologico dell'eventuale reato possono paralizzare l'operato delle forze di polizia». Per Nunzia De Girolamo (Ap) «sarebbe opportuno pensare ad alcune modifiche al ddl, ma senza strumentalizzazioni».

di Patricia Tagliaferri

Roma

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