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La rabbia delle imprese "Servono grandi opere e non un mini-decreto"

Boccia: «Subito un ambizioso progetto europeo». Ma il governo pensa al verde

La rabbia delle imprese "Servono grandi opere e non un mini-decreto"

Per affrontare l'emergenza coronavirus «non bastano i tre miliardi di euro di sforamento che danno all'Italia la flessibilità». Il presidente di Confindustria. Vincenzo Boccia, ieri è tornato a invocare un intervento più corposo rispetto allo stanziamento di 3,6 miliardi del decreto emergenza che sta per essere varato dal governo. «Dall'Europa ci aspettiamo un grande piano straordinario che prenda consapevolezza della dimensione quantitativa e qualitativa» del problema coronavirus, ha aggiunto ribadendo la richiesta di un piano da 3mila miliardi di investimenti a livello comunitario. Boccia ha sottolineato che ci sarà «un calo del turismo» e «un cambiamento delle abitudini di acquisto»; per questo motivo «bisogna reagire «immediatamente con mezzi innovativi e fare un salto di qualità in chiave europea».

Questi timori sono condivisi dal Centro studi di Viale dell'Astronomia che ieri ha aggiornato le stime sull'economia italiana. «L'impatto del Covid-19 interviene in un contesto di estrema debolezza che già si muoveva sull'orlo della recessione», hanno rimarcato nella nota Congiuntura flash affermando che «il Pil è atteso in calo già nel primo trimestre e vi sono elevate probabilità di una caduta più forte nel secondo». L'entità dell'impatto sul Pil «è difficile da quantificare e dipenderà dalla durata e dalla diffusione della crisi sanitaria a livello nazionale e internazionale». In assenza di misure efficaci e tempestive di politica economica a livello globale, conclude il Csc, «il rischio peggiore è che si verifichi un avvitamento tra shock della domanda e dell'offerta tale da provocare una forte e prolungata recessione».

Un analogo allarme è stato lanciato ieri da Confartigianato che ha evidenziato come l'emergenza abbia colpito l'attività del 70% degli artigiani e delle micro e piccole imprese delle regioni del Nord Italia. Se l'allarme persisterà, rileva un sondaggio condotto tra gli imprenditori del Nord, sono assai probabili cali del 25% del fatturato di marzo, con una flessione del 30% in Lombardia. Particolarmente pesanti le flessioni del fatturato mensile previste dal settore del trasporto persone (-68%), dalle imprese del settore turistico (-37%) e da quelle dell'alimentare (-33%).

A fronte di questo quadro preoccupante il governo sembra ancora vittima dei propri tabù ideologici. Il ministro dello Sviluppo, Stefano Patuanelli, ha promesso un rafforzamento dell'ecobonus sulle ristrutturazioni e di Industria 4.0 vagheggiando anche una nuova rottamazione auto. Molta maggiore confusione emerge sul versante delle opere pubbliche. I viceministri grillini Laura Castelli (Economia) e Giancarlo Cancelleri (Infrastrutture) hanno adombrato un provvedimento sul «Modello Genova». Come nel caso del Ponte Morandi, cantierizzazione diretta e commissariamento gestito da Ferrovie, Anas o dagli enti locali interessati. Senza deroghe rispetto Codice deglI Appalti e alle norme anticorruzione. Il che automaticamente equivale ad esporsi a profluvi di ricorsi.

In pratica, uno stop mascherato da via libera.

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