La rabbia della Meloni che vola nei sondaggi. "L'unica occasione di voto? Le primarie del Pd"

In Fdi si studia l'ipotesi di presentare la leader come candidata premier

La rabbia della Meloni che vola nei sondaggi. "L'unica occasione di voto? Le primarie del Pd"

Volare nei sondaggi mentre le urne sono un miraggio. Curioso destino quello di Fdi e di Giorgia Meloni, che scegliendo di tenersi fuori dalle larghissime intese del governo Draghi incassano il consenso degli scontenti retaggio della pandemia, sorpassando negli indici di gradimento politici il Pd e incalzando la Lega. Ma solo virtualmente, nei sondaggi. Perché Giorgia e il suo partito ballano da soli all'opposizione e la scelta, politicamente coerente, che pagherebbe alle urne, è appesa a una data che sparisce nell'indefinita nebbia di una decisione che spetta ad altri.

Il nervosismo per il paradosso di un trend di crescita che non può trovare il naturale riscontro delle urne emerge anche da dettagli come le graffianti battute riservate dalla Meloni alle primarie del Pd. «Le uniche elezioni che piacciono al Pd sono le primarie interne, perché lì nessuno può mandarli a casa», chiosa sarcastica la leader di Fdi su Twitter, ma l'immagine che accompagna il cinguettio porta un messaggio diverso, animato da un sentimento più vicino alla frustrazione che all'ironia: «Fa riflettere che l'unica occasione in cui si può votare in Italia siano le primarie del Pd. Se si è potuto votare alle primarie, lo si poteva fare anche per le politiche». E guardando appunto i sondaggi (ieri Tecnè dava Fdi al 20,3%, incollata alla Lega prima al 20,7%) si capisce lo scorno dei Fratelli d'Italia, che galoppano nei consensi ma intanto sono fuori dalla stanza dei bottoni, pur avendo un atteggiamento costruttivo e responsabile nei confronti dell'esecutivo, spesso più dei Cinque stelle che la linea del governo Draghi sembrano subirla. Non è un caso che anche il capogruppo Fdi alla Camera, Francesco Lollobrigida, dia ragione alla presidente e commenti «la democrazia a corrente alternata secondo il Pd», che «vale solo quando conviene a loro».

Così proprio Fdi, per anni mediatore delle tensioni tra Fi e Lega nel centrodestra, ora di fronte alla proposta di un partito unico si chiama fuori. L'alleato di lotta avverte gli alleati di governo: alle prossime politiche correremo col nostro simbolo e con l'indicazione Meloni presidente del Consiglio. Da soli, ragionano in Fdi, le tensioni della coalizione possono diventare un ulteriore vantaggio. Ma resta l'incognita di un voto ancora fuori dall'orizzonte ottico della politica e che rischia di coincidere con la naturale scadenza della legislatura, nel 2023.

Nel frattempo, il partito l'ha spuntata con il candidato sindaco del centrodestra a Roma, Enrico Michetti. E quanto alla voglia di elezioni, arrivano voci interessanti da Napoli, dove è ancora aperta la bagarre sul nome del magistrato Catello Maresca, che per candidarsi non vorrebbe i simboli dei partiti. Un punto inaccettabile per Fdi, che potrebbe scegliere come capolista proprio la Meloni.

Obiettivo, dare un colpo a Salvini, cristallizzando al voto, seppure al Sud e per le amministrative, il sorpasso sulla Lega. E incassare un po' di quel consenso virtuale. Aspettando, naturalmente, le politiche che, prima o poi, verranno.

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