Radical chic isterici: torna il fantasma di Bush

Crisi di nervi per il regista Michael Moore: "Una follia votare così". Da noi le "visioni" di Federico Rampini e Maria Laura Rodotà

Il regista Michael Moore
Il regista Michael Moore

Non c'è niente da fare: proprio non ci arrivano. Ogni volta che gli elettori (non solo negli Stati Uniti) votano diversamente da come «dovrebbero» - cioè non scelgono la sinistra - partono immediate le lamentazioni di un'intellighènzia progressista tanto distante dalla realtà quanto piena di se stessa. Quando, poi, a vincere non è solo la destra, ma la destra americana, allora queste patetiche geremiadi raggiungono uno stridore insopportabile.

Martedì notte, dopo la straordinaria - e inattesa, per le sue proporzioni - vittoria del Partito repubblicano alle elezioni di midterm, sui teleschermi italici si poteva assistere allo show di Federico Rampini, che spiegava (senza una punta di sarcasmo) come i democratici avessero perso perché non erano stati abbastanza «di sinistra» durante la campagna elettorale. Ieri, sul sito internet del Corriere della Sera , Maria Laura Rodotà - totalmente all'oscuro di ciò che la circonda - evocava scenari catastrofici dopo la riconferma a governatore della Florida di Rick Scott. Una vittoria che porterà il Sunshine State, secondo la corrispondente del Corrierone, a scomparire rapidamente sotto i colpi di un riscaldamento globale di cui «il governatore non ammette l'esistenza». E soprattutto una vittoria ottenuta con la complicità dei «miliardari e delle grandi corporations». Poco importa - è quasi scontato sottolinearlo - che in realtà i soldi di un miliardario vero, come l'iper-ambientalista Tom Seyer, siano andati a ingrassare la campagna elettorale del candidato democratico, inondando con 15 milioni di dollari di spot anti-Scott l'area di Tampa Bay e della Interstate-4 per Orlando, dove tradizionalmente si vincono (e si perdono) le elezioni in Florida. Dal suo condo di Miami la Rodotà non riesce a spingere il proprio sguardo molto oltre South Beach. E tutto quello che accade nel mondo reale è così dannatamente noioso...

Consoliamoci con il fatto che in America stanno anche peggio di noi. Qui, almeno, non abbiamo in circolazione un brutto ceffo come Michael Moore - il regista di finti documentari che da decenni diffonde il verbo dell'anticapitalismo pacifista - secondo il quale l'esito delle elezioni di mezzo termine è stato una «FOLLIA». Sì, una follia tutta maiuscola, inspiegabilmente causata da una «maggioranza di americani» favorevole ai «diritti degli omosessuali, ai diritti delle donne e ai diritti civili», che vuole «leggi contro il cambiamento climatico e l'aumento del salario minimo», ma poi osa «consentire alla minoranza di eleggere un Senato repubblicano». La democrazia è un concetto difficile da apprendere, soprattutto se si è cresciuti a tramezzini di Che Guevara e pizzette di Fidel Castro come Moore.

Ma forse qualche altro schiaffone, come quello rifilato martedì dall'America profonda alle élite del politicamente corretto, potrebbe servire a svegliare questi assonnati radical chic dal loro torpore. Il primo potrebbe già arrivare tra un paio d'anni.

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