La valanga di Rigopiano travolge nomi importanti. Ieri la Procura di Pescara ha fatto partire 17 nuovi avvisi di garanzia a carico di altrettante persone ritenute coinvolte nel crollo dell'hotel, nel quale il 18 gennaio scorso morirono 29 persone.
Sale così a 23 il numero totale degli indagati per la tragedia, per ipotesi di reato che vanno dall'abuso d'ufficio, al falso, abusi edilizi, lesioni plurime, disastro e omicidio colposi. Tra gli iscritti nel fascicolo del procuratore capo della Repubblica di Pescara, Massimiliano Serpi, e del sostituto Andrea Papalia compare anche l'ex prefetto di Pescara, Francesco Provolo, insieme a Leonardo Bianco e Ida De Cesaris, rispettivamente ex capo di gabinetto e dirigente della Prefettura, perché secondo l'accusa avrebbero attivato in ritardo le procedure indispensabili per liberare in sicurezza l'albergo prima della valanga. Decine di persone, infatti, erano bloccate a causa della nevicata che aveva interrotto l'unica strada percorribile per il paese: spaventati e infreddoliti aspettavano da ore i soccorsi quando la slavina distrusse tutto.
Nell'elenco degli avvisi di garanzia figurano sei persone già precedentemente iscritte, tra le quali il primo cittadino di Farindola Ilario Lacchetta, il presidente della Provincia, Antonio di Marco e il direttore del resort Bruno Di Tommaso e da ieri anche due ex sindaci di Farindola, Antonio De Vico e Massimiliano Giancaterino, indagati per non aver mai preso in esame di «adottare un nuovo Piano Regolatore Generale, che laddove emanato avrebbe di necessità individuato a Rigopiano un sito esposto a forte pericolo di valanghe sia per ragioni morfologiche che storiche». Ci sono poi anche cinque funzionari della Regione Abruzzo, responsabili della prevenzione rischi e della cosiddetta «carta valanghe», che forse avrebbe potuto evitare la tragedia, ma non venne mai realizzata. Solo dopo il disastro, infatti, partì in Regione l'iter che portò, con lo stanziamento di fondi, alla gara d'appalto per la realizzazione dello studio. Questo nonostante la valanga che distrusse l'hotel situato alle pendici del Gran Sasso sia arrivata dopo mesi di uno sciame sismico che senza tregua scosse l'Italia ad agosto 299 persone.
Le vittime quel maledetto 18 gennaio morirono per asfissia, ostruzione delle vie respiratorie e compressioni del torace, violenti traumi contusivi e da schiacciamento a seguito del crollo della struttura. «Fa piacere vedere che sono indagati personaggi che fin dall'inizio avevamo indicato come i colpevoli, uno tra tutti l'ex prefetto di Pescara», ha commentato Alessio Feniello, padre di Stefano, che morì mentre era a Rigopiano per festeggiare il compleanno con la fidanzata, Francesca Bronzi, che invece è sopravvissuta. «Mancano ancora un paio di nomi tra le persone da sottoporre a indagine, di cui uno eccellente ma siamo sicuri che prima o poi saranno resi noti», ha aggiunto Gianluca Tanda, portavoce del comitato familiari vittime.
«Prendo atto - ha sottolineato invece il presidente della Provincia Antonio Di Marco - dell'intenso lavoro di indagine sin svolto dagli inquirenti. Ritengo inopportuno ogni altro commento per ossequio alla magistratura che sta svolgendo il suo compito e per la considerazione che si deve alla disgrazia accaduta».
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