Otto vicepresidenti, di cui tre esecutivi. La Commissione di Ursula von der Leyen è un esercito con molti generali. E i nomi degli executive vice-president sono una indicazione della possibile direzione di marcia della nuova Lady di ferro europea.
Frans Timmermans, primo vice presidente di Jean-Claude Juncker, rappresenta la continuità politica rispetto alla Commissione precedente. Allo stesso tempo, però, l'olandese riceve la delega agli affari ambientali («Green Deal») che ne rafforza la posizione. Lo stesso si può dire del lettone Valdis Dombrovskis, nel recente passato numero uno del comitato (nel gergo degli eurocrati Project team) che Juncker aveva voluto per coordinare tutte le questioni economiche e monetarie. Il nuovo ruolo formalizza il suo ruolo guida e rassicura i Paesi del Nord, anche in considerazione della nomina dell'italiano Paolo Gentiloni all'economia.
Tra tutte però la promozione forse più clamorosa è quella di Margrethe Vestager: l'avversaria di colossi Usa come Google, Amazon e Facebook, sanzionati con multe salate, non solo vede confermato il proprio incarico di Commissario alla Concorrenza, ma si vede anche investita delle competenze legate al mondo digitale (innovazione, cybersicurezza, mercato unico). Tutto fa pensare, insomma, che la combattiva danese sia destinata a riprendere con ancora maggiore decisione il braccio di ferro con gli Stati Uniti (e talvolta direttamente con il presidente Trump) per definire le regole di Internet e dei suoi protagonisti.
Una novità non trascurabile riguarda anche la vice presidente Vera Jourova, fino ad ora responsabile della tutela dei consumatori. Ceca, si occuperà, come suona la dizione ufficiale, di «Valori e trasparenza». Sarà lei a trattare in prima fila con Paesi del Gruppo di Visegrad, come Polonia e Ungheria, accusati di violare i principi istituzionali della Ue.
Un'altra donna, questa volta francese, Sylvie Goulard, terrà a battesimo una novità assoluta: oltre che badare al Mercato interno (e fin qui nulla di inedito) la Goulard sarà incaricata di armonizzare lo sviluppo di sistemi di arma e di difesa in un nuovo direttorato (in Italia si parlerebbe di ministero) costituito per l'occasione. Una decisione attribuita alla sensibilità maturata dalla von der Leyen nella recente esperienza di ministro della Difesa tedesco.
Il nome della Goulard porta alle possibili difficoltà che la Commissione potrà avere nelle audizioni di fronte all'Europarlamento. Nel 2017 l'esponente politica francese ha dovuto dare le dimissioni da Ministro perché è stata coinvolta in uno scandalo che riguardava l'assunzione fittizia di alcuni assistenti che lavoravano in Francia ma venivano pagati da Bruxelles. Lei ha proclamato la sua buona fede e restituito 45mila euro alle casse della Ue. Macron, che l'ha voluta a tutti i costi, spera che basti per ottenere il voto degli eurodeputati.
Problema analogo ha il polacco Janus Wojciechowski (nominato all'Agricoltura): l'Olaf, l'organismo comunitario anti-frodi, l'ha messo sotto accusa per una serie di rimborsi spese considerati falsi.
Tutto politico è invece l'ostacolo che è chiamato ad affrontare Laszlo Trocsanyi, ungherese, scelto dal premier Orban e nominato dalla von der Leyen per i temi
dell'Allargamento. Avvocato, ex giudice, è stato lui a scrivere le leggi (considerate a Bruxelles un'inammissibile camicia di forza al potere giudiziario) che hanno messo in contrasto il governo di Budapest e la Commissione europea.
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