di Paolo Bracalini
In prima linea per saldare l'asse tra Cinque Stelle e Pd chi c'è? Nientemeno che la Link Campus University, l'ateneo tirato in ballo nella spy-story tra 007 italiani e amministrazione Usa sullo sfondo del Russiagate, sulla quale il premier Conte dovrà presto dare spiegazioni al Copasir. Mentre è ancora tutto da chiarire il ruolo del professore maltese Joseph Mifsud, ex docente alla Link Campus, nello scambio di informazioni riservate con lo staff di Donald Trump, l'università presieduta dall'ex ministro democristiano Enzo Scotti minaccia querele a chi la definisce «l'ateneo delle spie». Ma proprio nel mezzo di questo intrigo, che tocca anche il premier Conte, la Link Campus organizza una bella tavola rotonda. Su cosa? Facciamolo dire al titolo: «La possibilità di potere. Sinistra e M5S a confronto». La introdurrà questo venerdì Enzo Scotti, e a discutere delle «possibilità di potere» tra Pd e Cinque Stelle ci saranno due rappresentanti dei partiti in questione, la grillina Roberta Lombardi e il piddino Massimiliano Smeriglio. La Lombardi è una della corrente M5s - sostenuta da Beppe Grillo - che spinge per un'alleanza stabile con il Pd, mentre Smeriglio è l'ex braccio sinistro di Zingaretti, suo vice in Regione Lazio prima di essere eletto eurodeputato. Ma soprattutto Smeriglio compare nella faculty della Scuola universitaria di formazione politica proprio della Link Campus University. Ateneo che ha sfornato molti politici Cinque Stelle, dall'ex ministra della Difesa Elisabetta Trenta all'attuale sottosegretario Angelo Tofalo (membro del Copasir nella scorsa legislatura). Mentre la Lombardi, da candidata governatrice del Lazio, aveva indicato come suo futuro assessore Nicola Ferrigni, professore di sociologia proprio alla Link University. Che non sarà l'università delle spie, ma certamente guarda con molta attenzione ai 5s e al loro asse politico con il Pd.
Del resto che un'alleanza vera e propria non sia solo materia accademica ma un'ipotesi politica sul tavolo lo confermano i vertici dei due partiti. Zingaretti ha aperto platealmente «a far diventare il nostro rapporto tra Pd e M5s un'alleanza, insieme abbiamo un potenziale intorno al 47-48 per cento». E il segretario Pd è disposto, pur di abbracciare il M5s, addirittura a difendere l'operato di Virginia Raggi a Roma («Dimettersi? No, deve affrontare con più decisione i temi irrisolti»). La sindaca sa che un eventuale appoggio Pd può essere una scialuppa di salvataggio dopo la sua disastrosa stagione al Campidoglio, quindi non si fa ripetere due volte l'invito a cena di Zingaretti: «Stiamo studiando, vediamo come va, vediamo gli effetti» dell'asse col Pd, spiega la Raggi. «Non siamo chiusi al dialogo nell'interesse della città. Le idee possono essere buone indipendentemente da chi le propone, siamo sempre pronti a parlare con tutti», anche sul fronte migranti, «avendo una visione molto simile» col Pd «sapremo costruire un buon percorso». Il grande sponsor dell'alleanza è Beppe Grillo che anche ieri alla kermesse 5s ha insistito, «lo facciamo per i cittadini e i cittadini capiranno». L'ala di sinistra del movimento, con Fico in testa, è sulla stessa linea, mentre Luigi Di Maio è più ambiguo.
Secondo lui «non proponiamo alleanze regionali con il Pd ma altri patti civili», come in Umbria dove corrono insieme. «Molti mi dicono Luigi ma allora non possiamo parlare più male del Pd? E io dico tu puoi farlo, ma sei sicuro che serva ancora parlare male degli altri?». Insomma il cantiere pentademocratico è aperto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.