Raggi choc a Grillo: "Pronta a dimettermi"

Il neo sindaco avrebbe minacciato di lasciare ancora prima dell'insediamento della giunta se il M5s romano non le garantirà sufficiente autonomia

Raggi choc a Grillo: "Pronta a dimettermi"

Virginia Raggi è impantanata. Avviluppata nella ragnatela di quella politica romana su cui credeva di librarsi leggera come una farfalla.

A un mese dal primo voto che ne consacrò la trionfale ascesa al Campidoglio, la vestale della politica a Cinque Stelle ancora non ha una presentato la giunta, né sembra avere le idee troppo chiare in vista del 7 luglio, ultimo giorno utile per la presentazione della squadra.

Le lotte intestine al Movimento la avrebbero addirittura spinta a minacciare le dimissioni in una telefonata convulsa col capo supremo, Beppe Grillo. L'indiscrezione arriva dal Corriere della Sera e per ora non è ancora stata smentita. Sul piatto ci sarebbe l'autonomia della sindaca - come si fa chiamare - minacciata da un "minidirettorio" romano che farebbe capo a Paola Taverna e Roberta Lombardi, pasionarie veraci rispettivamente di Camera e Senato.

La discussione sulle nomine

Al centro della discussione ci sarebbero le nomine agli assessorati e nel gabinetto del sindaco, che la Raggi avrebbe già delineato senza il necessario giro di consultazioni. Sarebbe già saltata la nomina di Daniele Frongia, prescelto per fare il capo di gabinetto e poi dirottato verso la poltrona di vicesindaco (ma si mormora che lui ambisca anche alla delega alle Partecipate. Inoltre parrebbe sfumata anche la nomina dell'alemanniano Raffaele Marra a vice capo di gabinetto.

L'assist di Di Maio

A difendere la Raggi, sotto attacco da ogni parte, sarebbe solo Luigi di Maio, a cui la nuova inquilina del Campidoglio si sarebbe appellata nella sua qualità di responsabile Cinque Stelle per gli enti locali. Il vicepresidente della Camera, difatti, si starebbe molto spendendo per trovare una quadra sulla nuova giunta, andando in pressing sulle personalità che vorrebbe vedere nominati assessori.

La posta in gioco è assai alta, poiché Di Maio è ben cosciente che se Virginia Raggi fallisce a Roma, tutta l'immagine del Movimento, a livello nazionale, verrebbe riconsegnata allo stereotipo di una forza di lotta ma assolutamente incapace di governare.

E d'un tratto la teoria di Paola Taverna del "complotto" anti-grillino volto a favorire la vittoria degli stellati a Roma per poi aspettare di vederne scorrere il cadavere sulla sponda del fiume suona all'improvviso molto più suadente...

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