Senza i soldi del canone in bolletta, un tesoro di 272 milioni di euro in più entrato nelle casse di Viale Mazzini grazie alla nuova norma del governo, la Rai avrebbe chiuso il 2016 in profondo rosso. Il piccolo margine di 18,1 milioni, dunque, si deve soprattutto ai contribuenti italiani e alla loro bolletta elettrica gravata dell'imposta Rai, più che alle performance dell'azienda. Eppure, come per l'Alitalia, i dipendenti Rai e le sigle sindacali che li difendono (sigrai, Slc-Cgil, Fistel-Cisl, Uilcom, Snater, etc) pretendono il premio di risultato. Il problema non si pone neppure per l'anno in corso, perché i vertici Rai hanno già fatto sapere che erogheranno la «somma equivalente» al bonus (18 milioni di euro complessivi) nelle buste paga di maggio di impiegati, quadri ed operai Rai, «in via del tutto eccezionale» perché il contratto collettivo che regolava i premi è scaduto da quattro anni.
La questione riguarda soprattutto l'anno prossimo, quando la Rai già mette in conto una perdita considerevole del gettito del canone per via della riduzione dell'imposta sul televisore da 100 a 90 euro. Il direttore Risorse Umane della Rai, Paolo Galletti, in una lettera protocollata il 20 aprile scorso, comunica ai sindacati che per il futuro il premio di risultato non sarà più automatico, perché il quadro dei conti Rai non induce all'ottimismo: «La situazione economica aziendale, come noto, ha risentito dell'impatto delle previsioni legislative che hanno determinato una riduzione dei ricavi derivanti dal canone, nonché della perdita di importanti quote di raccolta pubblicitaria» scrive Galletti. Quindi, «si rende ancor più urgente definire un nuovo sistema di erogazione del premio di risultato che sia vincolato all'elemento della redditività/produttività dell'Azienda e che contempli, quantomeno, il raggiungimento del pareggio di bilancio, ivi comprese le somme da corrispondere a titolo di premio, e parametri di efficienza (ottimizzazione tempi di lavoro, riduzione costi, ecc..)».
Insomma, se l'utile del 2016 è stato «dopato» dalla montagna di soldi arrivata col canone, l'anno prossimo il doping pubblico sarà ridotto, e quindi le condizioni per un «premio di risultato» saranno tutte da verificare. Il quadro della raccolta pubblicitaria, segnala il capo del Personale Rai, è problematico. E a questo si aggiungono, ad appesantire il bilancio Rai, l'aumento di costi per il personale passato da 885 a 908 milioni di euro, grazie all'assunzione di 460 nuovi dipendenti (l'infornata di dirigenti chiamati dal dg Campo Dall'Orto, contratti nel mirino dell'Anac e anche della Procura di Roma), e quello per l'acquisto di beni e servizi esterni (18,9 milioni di euro) come denunciato nella nota alla Vigilanza trasmessa dal consigliere Rai Paolo Messa.
La risposta dei sindacati non è stata conciliante. Già il fatto di percepire a maggio non il bonus, ma «una somma equivalente» al bonus, fa rivoltare l'Usigrai, e all'unisono le altre sigle, perché «si tratta di un diritto contrattuale del lavoratore, e non certo di una volontaria elargizione dell'azienda». Replica critico il consigliere Arturo Diaconale: «In questo momento delicato per la Rai credo sarebbe auspicabile, da parte di tutti, un maggiore senso di responsabilità. Il sindacato invece, soprattutto l'Usigrai, cerca di aprire conflitti, mentre la difesa di interessi corporativi andrebbe tenuta a freno». Più accomodanti altri esponenti della maggioranza nel Cda, da Siddi («Credo che la Rai riuscirà a trovare i modi per rispettare le intese e mantenere le corrette relazioni industriali») alla Borioni («Se un'intesa c'era stata, credo vada rispettata»).
Il consiglio di amministrazione si riunirà proprio oggi, dopo l'audizione in Vigilanza (presente la presidente Maggioni). All'ordine del giorno, il tetto ai superstipendi Rai dopo l'indicazione del Mise, e la nomina del nuovo responsabile Anticorruzione dopo i siluri di Cantone all'indirizzo di Campo Dall'Orto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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