Rai, sulle mail truffa scoppia il caso tra Salini e Foa

Versioni discordanti in Commissione tra il presidente e l'ad. Il ruolo di un avvocato svizzero

Rai, sulle mail truffa scoppia il caso tra Salini e Foa

Stallo totale. Rai bloccata per il gioco dei veti incrociati dei partiti. E anche per una crescente tensione tra l'ad Fabrizio Salini e il presidente Marcello Foa sfociata in Commissione Vigilanza. Vicende a cui abbiamo assistito tante volte in passato ma che mai come in questo momento incidono sulla vita della televisione pubblica. Perché il ribaltone estivo che ha portato la maggioranza da giallo-verde a giallo-rossa ha complicato la fame di poltrone dei rispettivi partiti.

Così il nuovo piano aziendale voluto dall'ad Salini che dovrebbe portare una rivoluzione (una struttura con direzioni di genere invece che di rete) non solo è slittata di nuovo, ma a questo punto rischia di non vedere mai la luce. Ieri, nel terzo cda convocato inutilmente per dare il via alle nomine dei dirigenti che dovrebbero portare avanti il piano, non si è concluso nulla. Anzi si è rasentato il ridicolo. Non si è riusciti neppure a procedere alla nomina di Angelo Teodoli, dirigente di lungo corso Rai e fuori dai giochi di partito, a coordinatore dei generi, al vertice cioè di uno dei capisaldi della nuova struttura aziendale. Il motivo? Che il suo curriculum è stato presentato con mezz'ora di ritardo ai consiglieri rispetto ai tempi di preavviso previsti. Se fosse stata solo una svista, sarebbe già un segnale della assoluta confusione che regna in azienda. Ma pare più un modo per far slittare la nomina, nonostante le ripetute promesse (l'ex direttore di Raiuno è in attesa da più di un anno di una ricollocazione), in vista di un ulteriore tentativo di composizione di un puzzle di cui non si riesce a venire a capo e di cui questa casella è un punto fondamentale. Perché, alla fine, non si riesce a definire i direttori delle reti (ad interim in vista del passaggio alle direzioni di genere) e dei Tg per due motivi fondamentali. Il primo nodo è il Tg3: le forze vicine al Pd vorrebbero l'ex Dg Mario Orfeo su quella poltrona per riconquistare posizioni visto che ora sono in maggioranza. Desiderio osteggiato dai 5 Stelle. L'altro nodo è Raidue: in corsa ci sono Marcello Ciannamea più vicino alla Lega (che non vuole mollare posizioni) e Ludovico di Meo, più vicino alla destra. Salini ha fatto di tutto per cercare di mettere d'accordo le forze politiche, ma a furia di voler accontentare tutti si è legato le mani.

Le difficoltà di rapporto tra ad e presidente si sono manifestate platealmente nell'audizione in Commissione Vigilanza sul caso della mail truffa inviata al presidente Foa a maggio scorso. Si tratta della finta mail a nome dell'ex ministro Giovanni Tria che chiedeva fondi alla Rai per sviluppare un progetto all'estero. Salini e Foa avrebbero dato (la seduta era secretata) versioni discordanti della vicenda, in particolare sul sistema informatico che secondo il presidente si sarebbe rivelato debole e sulla figura di un sedicente avvocato di Ginevra che avrebbe fatto da intermediario.

Dal canto suo Salini ha riferito della difficoltà del presidente di gestire la vicenda. Vicenda ingarbugliata diventata un caso politico. Motivo per cui il presidente della Commissione Alberto Barachini ha deciso di trasmettere gli atti all'autorità giudiziaria.

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