Raid sui simboli del regime. "Continueremo a colpire"

Attaccato il quartier generale dei pasdaran ma anche università e tv di Stato. Abbattuto a Teheran "l'orologio della distruzione" di Israele

Raid sui simboli del regime. "Continueremo a colpire"
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In piazza Palestina, nel centro di Teheran, era stato installato un orologio digitale che non serviva per segnare l'ora. Il suo maxi display digitale proiettava un conto alla rovescia, segnava le ore che mancavano alla fine di Israele. Quell'orologio, ora, non esiste più. Uno dei simboli più forti dell'odio iraniano verso Israele è stato distrutto da un raid mirato dell'esercito israeliano il cui significato è ben più profondo del raid stesso. Secondo gli ayatollah infatti, entro il 2040 il "regime sionista" sarebbe stato cancellato dalla storia, così come mostrato dall'orologio installato in piazza nel 2017. L'operazione dell'Idf di ieri aveva l'obiettivo di colpire alcuni dei principali simboli di potere e propaganda della Repubblica islamica. L'orologio, appunto, il famigerato carcere di Evin, l'università finanziata dai pasdaran ma anche il quartier generale delle stesse guardie della rivoluzione, eliminando molti leader, oltre ai "soliti" obiettivi militari contro l'apparato nucleare. "Un'operazione senza precedenti", conferma il ministero della Difesa.

"Vogliamo eliminare la minaccia nucleare militare iraniana contro Israele, una minaccia esistenziale, ma anche strutture che sono legate al governo e all'apparato di guerra dell'Iran", ha spiegato il ministro Israel Katz. L'ondata di attacchi è stata condotta con almeno 15 jet da combattimento, di cui uno è stato abbattuto dalla contraerea iraniana che ne ha rivendicato la distruzione. Colpiti e distrutti diversi siti di stoccaggio e lancio di missili balistici diretti verso Israele. Preso nuovamente di mira il sito nucleare di Fordow, dopo il raid americano che potrebbe averlo reso inutilizzabile. "Numerosi leader dei pasdaran", riporta l'Idf, sono poi stati uccisi in un attacco contro il loro quartier generale. Nello specifico, sono stati bombardati il quartier generale dei Basij, dei pasdaran, il quartier generale della sicurezza interna delle Guardie Rivoluzionarie, il quartier generale dell'ideologia e altri obiettivi del regime. Si parla di un numero non precisato, tra le decine e le centinaia. Bersagliata anche un'università di Teheran, la Shahid Beheshti University, nella zona Nord della capitale iraniana. Non ci sarebbero vittime anche se studenti e ricercatori denunciano danni all'ateneo. Colpita anche la sede della tv statale "Islamic Republic of Iran Broadcasting". Le trasmissioni sono state interrotte. La Mezzaluna Rossa iraniana ha invece denunciato che un attacco ha sfiorato il suo edificio nel Nord di Teheran.

"Cari cittadini di Teheran, nei prossimi giorni l'esercito israeliano continuerà i suoi attacchi contro obiettivi militari nell'area di Teheran. Per la vostra sicurezza personale, vi chiediamo di stare lontani dai centri di produzione di armi, dai quartier generali militari e dalle istituzioni di sicurezza affiliate al regime". Questo il testo di un volantino lanciato dall'esercito israeliano su Teheran, conferma che gli attacchi non cesseranno a breve. "Per ogni sparo sul fronte israeliano il dittatore iraniano sarà punito e colpito con tutta la sua forza", conferma il ministero della Difesa. Anche secondo un'indiscrezione del Wall Street Journal Israele punta a concludere presto la guerra all'Iran, esaurendo entro pochi giorni la sua lista di obiettivi militari da colpire. Ipotesi confermata dalla tv pubblica israeliana Kan, secondo cui Tel Aviv avrebbe anche inviato un messaggio all'Iran in cui comunica di "avere intenzione di porre fine alla guerra", ricevendo come risposta che i tempi non sono ancora maturi.

Secondo la tv di stato iraniana, il bilancio di questi giorni di attacchi sul Paese è di circa 500 vittime e oltre 3mila feriti ma secondo le stime di Human Rights Activists News Agency, i numeri sono differenti. La Ong stima in almeno 950 le vittime e in 3.450 i feriti dal 14 giugno. Secondo l'associazione, in maggioranza si tratta di civili. La stessa fonte denuncia anche almeno 640 arresti contro dissidenti interni.

Tra i tanti, viene riportato il fermo di un altro cittadino europeo, sarebbe almeno il secondo, arrestato ad Hamedan, nell'Ovest dell'Iran, con la solita accusa di essere una spia al servizio di Israele. Quello che succede a chiunque sia anche solo sospettato di non essere completamente allineato con il regime.

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