Raid ucraino sui jet russi. Un italiano ucciso al fronte

Bombardata la base di Borisoglebsk. Mosca colpisce i lanciatori dei Patriot e i radar nemici. L'ex parà morto a Sumy: combatteva con Kiev

Raid ucraino sui jet russi. Un italiano ucciso al fronte
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Un aeroporto danneggiato, jet messi fuori uso e una fabbrica di droni distrutta. È la lista della spesa di Kiev, che quando si trova in difficoltà ricorre alla guerra asimmetrica per tentare di strappare gli artigli all'orso di Mosca. E siccome le forze sono impari, gli equipaggiamenti differenti, persino gli scopi diversi, la strategia migliore, e vincente, è racchiusa nella tattica di logoramento del nemico attraverso l'utilizzo dei velivoli kamikaze (un centinaio quelli in azione ieri).

Le unità per le operazioni speciali hanno così colpito l'aeroporto di Borisoglebsk, nella regione russa di Voronezh, dove si trovano gli hub dei caccia Su-34, Su-35S e Su-30SM. I droni hanno demolito un deposito di bombe guidate, un aereo da addestramento al combattimento e altri jet d'assalto, causando notevoli guasti alla linea elettrica. Le forze ucraine hanno colpito anche un impianto del complesso militare-industriale russo, l'azienda VNIIR-Progress a Cheboksary. L'obiettivo era la catena di produzione di antenne "Comet", utilizzate nei droni Shahed, nei missili Iskander-K, nei moduli di guida per bombe aeree e in altre armi ad alta precisione con cui il nemico attacca di notte gli obiettivi civili. Altri due droni, diretti su Mosca, sono stati neutralizzati.

Dietro l'operazione c'è la mente del maggiore dell'aeronautica militare Ilya Yevlash, che con i suoi 29 anni è considerato l'enfant prodige dell'aviazione di Kiev. E' lui l'artefice della strategia che ha messo in crisi il sistema d'attacco aereo di Mosca. Affidandosi a una decina di maxi-schermi sistemati nella sala operativa, ha guidato (e non è la prima volta) le incursioni di aeromobili a pilotaggio remoto sul territorio russo, affidandosi, e non ne fa mistero, "anche un paio di videogiochi della playstation particolarmente istruttivi".

In attesa degli accordi sulle armi tra Kiev e Washington non resta che fare di necessità virtù, soprattutto perché Mosca continua ad aggiungere alleati per chiudere la partita il più rapidamente possibile. E dopo il sostegno di Iran, Corea del Nord, Cina e Cecenia, ecco in arrivo gli alleati del Laos. Il Cremlino starebbe infatti organizzando il coinvolgimento di un distaccamento consolidato delle truppe ingegneristiche nello sminamento dei territori del Kursk. Lo rivelano gli 007 di Kiev.

Mosca ha risposto al blitz dei droni con bombardamenti a tappeto sugli oblast di Kharkiv e Donetsk, provocando la morte di cinque civili, e con l'annientamento di due lanciatori e di altrettante stazioni radar del sistema di difesa Patriot. La situazione resta complicata nel Dnipropetrovsk, dove i russi sostengono di essersi riversati in massa. Tuttavia il capo delle Forze Armate ucraine, Oleksandr Syrsky, li smentisce dopo una ricognizione di due giorni nelle aree calde del fronte: "Stanno cercando di farci pressione con la forza numerica, ma in una settimana abbiamo respinto oltre 60 assalti nemici".

Secondo il progetto di mappatura Deep State l'esercito russo ha occupato i centri abitati di Zelenyi Kut e Novo-Ukrainka vicino al confine amministrativo tra Dnipropetrovsk e Donetsk e sta cercando di avanzare ulteriormente. I villaggi si trovano vicino a Dachne, dove il nemico sta cercando di consolidare le posizioni verso il centro abitato. Le forze di Mosca continuano inoltre a tentare di sfondare anche nel Sumy, utilizzando piccoli gruppi d'assalto. E proprio nei combattimenti nel Sumy ha perso la vita un italiano, Thomas D'Alba, originario di Legnano, che aveva prestato servizio nella Folgore e che da circa due anni si era arruolato con l'Ucraina (raccontiamo più di lui nel pezzo in basso).

A darne la notizia è stato l'attivista di Kiev Vladislav Maistrouk, che lo conosceva e lo aveva incontrato di recente. e che lo ha rievocato in un vobrante post.

A Vladivostok si è verificata in serata un'esplosione al gasdotto che rifornisce la flotta russa del Pacifico. Potrebbe essere opera dei partigiani pro-Kiev.

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