Non sono neppure passati due giorni dalla strage islamista di Barcellona e la vita sulla Rambla è ricominciata: il viale è strapieno di turisti, tale e quale, come se niente fosse. Da una parte meno male, perché finché c'è vita c'è speranza, ma dall'altra meno, perché sembriamo non renderci conto. Troppa fretta di dimenticare l'accaduto, di non percepire alcuno stato di emergenza, alcuna vera minaccia. Tornare alla normalità, come se tornarci subito fosse normale. Cosa penserà la gente a passeggiare lì sulla Rambla con il selciato ancora macchiato di sangue? Che tanto è già successo, non succederà di nuovo lì? O sono semplicemente fatalisti? O non vogliono dare la soddisfazione ai terroristi di essere riusciti a seminarlo, il terrore? Io a Barcellona, adesso, col cavolo che ci andrei. Come d'altra parte ho paura di andare ormai in qualsiasi posto, perfino in centro a Roma dove vivo, d'istinto evito sempre i luoghi affollati. Ma loro? Non hanno paura? Non sarà piuttosto la rimozione della paura, lo struzzo che mette la testa sotto la sabbia? Indizio leggibile anche sui social: fino a poco tempo fa pullulavano di bandiere di solidarietà verso ogni paese colpito, Je suis questo e Je suis quest'altro, ora il massimo della partecipazione è accendere candeline e mettere foto di gattini per un giorno, e poi fare finta di niente. Gattini e candelini, quelli dell'Isis penseranno che siamo proprio scemi. Senza contare la vacuità dei dibattiti televisivi, nei quali non si riesce neppure a definire terroristi i terroristi, tantomeno islamici (non sia mai, è politicamente scorretto). Insomma quanti attentati devono ancora fare al grido di Allah Akbar perché ci si svegli? Quanti ancora, prima che si cominci a avere paura? Temo molti, perché siamo specialisti nell'arte di tagliare il capello in quattro, mentre i nemici islamici ci tagliano la testa. Tra l'altro andrebbe anche bene, tutta questa serenità, se avessimo governi efficienti e l'Europa fosse politicamente forte, in grado di prendere provvedimenti e decisioni importanti, vale a dire: difendersi. Sentirsi, in qualche modo, con le spalle coperte. Per esempio come fecero gli Stati Uniti all'indomani dell'11 settembre, con il Patriot Act, voluto da George W. Bush (e prorogato anche da Obama). Una legge di guerra capace, negli anni, di ridurre a zero il numero di attentati su suolo statunitense (e dunque efficientissima, visto che oggi per procurarsi un'arma letale basta un banale furgone).
Da noi europei criticatissima («ci tolgono la privacy!»), perché considerata un attentato ai diritti civili. Preferiamo subire gli attentati direttamente sui civili. E i civili preferiscono dimenticare, il prima possibile, e tornare felici sulla Rambla. Quelli che sulla Rambla non sono morti, ovviamente.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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