Milano - David Lopez ha 24 anni, è senza permesso di soggiorno e senza fissa dimora, alle spalle (finora) ha solo qualche piccolo precedente per furto e un passato (recente) da militare professionista nell'esercito del suo paese, la Colombia. Un'esperienza rivelatasi determinante, quella trascorsa sotto le armi, per «il mostro», il clandestino sudamericano che lunedì intorno alla mezzanotte in via Peressutti - ai limiti della via Ripamonti, al confine con i campi, una zona isolata a sud di Milano - sotto la minaccia di una pistola e di un coltello ha prima rapinato una coppia di studenti universitari italiani che si erano appartati in auto, quindi ha violentato la ragazza, una 19enne milanese, davanti al fidanzato di 23 anni. Tutto questo dopo averlo reso palesemente inerme, facendolo spogliare di tutto punto dinnanzi alla poverina e poi fuggendo a bordo della sua Fita Punto. Una tecnica, quella di umiliare l'avversario indifeso prostrandolo completamente alla volontà del «nemico», nella quale i carabinieri della compagnia Porta Monforte - autori dell'arresto del malvivente - ravvisano senza dubbio aspetti tipici della preparazione militare, a tutti gli effetti quasi sicuramente un habitué di questo tipo di reati, dello stupratore. Catturato ieri all'alba in un'area non lontana dall'abitazione della sorella. Davanti ai militari Lopez ha dichiarato di aver agito sotto l'effetto di funghi allucinogeni. «Li ho raccolti nel campo e li ho mangiati» ha spiegato.
Dalla sorella Lopez si era rifugiato dopo il crimine, buttando in lavatrice gli abiti indossati durante l'agguato alla giovane coppia (e dove poi sono stati ritrovati dagli investigatori dell'Arma) e tralasciando un dettaglio che tale non era: suo cognato. Il marito della sorella, infatti, sarebbe un vecchio pregiudicato italiano di origini meridionali che, ormai lontano dal suo passato criminale, non vuole problemi tra le mura di casa. Così, mal sopportando quel cognato che con i guai sembrava andarci a nozze e dagli atteggiamenti da Rambo, ha deciso di allontanarlo per sempre dalla sua vita e da quella della moglie, esistenze ormai «pulite». I carabinieri, il procuratore aggiunto Maria Letizia Mannella e il pm Luca Gaglio infatti sospettano che sia stato lui, il cognato, l'autore della telefonata anonima giunta mercoledì in questura a Milano durante la quale una voce maschile indicava che la macchina rubata dal sudamericano al ragazzo dopo lo stupro era stata abbandonata in via del Turchino. E sempre quella stessa voce telefonica avrebbe «spifferato» ai militari, l'altra notte, che potevano trovare l'autore della rapina e dello stupro di via Peressutti, nei giardinetti in zona Ortomercato, dove di fatto David Lopez è stato fermato dai militari. E dove il colombiano tentava di vendere, accendendolo per la prima volta dopo lo stupro rendendolo così «visibile» agli investigatori, il cellulare rapinato insieme alla Punto dopo la violenza. Cacciato dalla casa della sorella intorno alle 3, infatti, il colombiano era deciso a rifilare lo smartphone a un nomade di via Bonfadini, ma per mostrarglielo aveva messo la parola «fine» alla sua fuga.
Ora le indagini dei
carabinieri sono orientate a studiare il «modus operandi» seriale, dello stupratore e a verificare se sia responsabile di episodi simili a quello dell'altra notte in Colombia (da dove sarebbe fuggito) ma soprattutto qui da noi.
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