Catania, ieri mattina: a cinque persone di colore, pur essendo provviste di regolare biglietto, non viene permesso di salire su un pullman diretto a Taormina. L'autista chiude le porte prima che possano entrare, ingrana la marcia, e loro restano sul marciapiede. La reazione degli stranieri e dei presenti non si fa attendere: «È razzismo», l'accusa che monta immediatamente sui social. E l'intenzione delle «vittime», quattro donne e un uomo, è quella di sporgere denuncia
«L'autista ha chiuso le bussole e se n'è andato lasciando a terra quel gruppo di persone. É intervenuto un impiegato della stessa azienda che ha cercato di calmare quelle persone, che tra l'altro perfettamente l'italiano», scrive una testimone. L'indignazione richiede sul momento l'intervento degli impiegati della ditta di trasporti e a stretto giro la smentita della stessa azienda: «Sul bus si trovavano già una quarantina di stranieri e se l'autista fosse stato razzista non avrebbe fatto salire nemmeno loro». Secondo la ricostruzione della Etna Trasporti «il bus era in manovra e per questo è stata chiusa la bussola. L'autista, 50enne, si è sempre distinto per professionalità, puntualità e cortesia. Da 15 anni effettuiamo questi collegamenti, abbiamo 300 corse in tutta la Sicilia e non siamo stati mai denunciati per un episodio di razzismo». Nella stessa stazione ferroviaria, fa sapere l'impresa, era presente un altro mezzo che con il medesimo itinerario era in partenza 15 minuti dopo.
Le spiegazioni però non bastano a circoscrivere l'episodio, che si somma alle polemiche di questi giorni per i numerosi casi di aggressioni violente a extracomunitari. Da sinistra continuano le accuse di aver creato un clima d'odio al ministro dell'Interno Matteo Salvini. Che invece tira dritto e dopo aver dedicato un «tanti nemici, tanto onore» ai suoi numerosi detrattori, ha replicato così: «Aggredire e picchiare è un reato, a prescindere dal colore della pelle di chi lo compie, e come tale va punito. Ma accusare di razzismo tutti gli italiani e il governo per alcuni limitati episodi è una follia».
Uno degli ultimi ha visto come vittima un 19enne senegalese che ha raccontato di essere stato insultato e malmenato giovedì sera a Partinico, in provincia di Palermo. Ieri, a 24 ore dalla denuncia del giovane richiedente asilo ai Carabinieri, è stato individuato e fermato uno dei quattro presunti aggressori. Si tratta di un operaio di 34 anni, del posto, che ora dovrà rispondere di lesioni aggravate dall'odio razziale. Quella sera si trovava, secondo testimoni, proprio sul luogo della violenza, in piazza Caterina, e insieme ad altre tre persone, ancora da individuare, avrebbe inveito contro il senegalese («Vattene sporco n») prima di picchiarlo.
Il giovane arrivato in Italia con un barcone due anni fa e da allora ospite di una comunità per minori, ha spiegato di non aver reagito perché «gli educatori mi hanno insegnato a non usare le mani». Dopo i sette giorni di prognosi per le ferite al volto e all'orecchio tornerà al lavoro di cameriere trovato grazie a un percorso formativo, mentre le indagini continuano per trovare gli altri eventuali responsabili.
Salvini insiste nel respingere il disegno di un Paese xenofobo. E rilancia: «Ricordo che i reati commessi ogni giorno in Italia da immigrati sono circa 700, quasi un terzo del totale. Questo è l'unico vero allarme contro cui da ministro sto combattendo».
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