"Razzisti", "comunisti", "ladri": quando l'alleanza era utopia

Oggi flirtano e cercano l'intesa per fare un governo Ma Lega e M5s si insultavano,la prova in un video

"Razzisti", "comunisti", "ladri": quando l'alleanza era utopia

C'è Matteo Salvini che perfido sintetizzava: «Il simbolo dei Cinque stelle è Spelacchio e io francamente un governo Spelacchio non posso sostenerlo». E Alessandro Di Battista che gli rispondeva per le rime: «Se mai, ma non succederà, i Cinque stelle dovessero allearsi con la Lega, io uscirei dal Movimento».

Punture di spillo e, più ancora, verdetti impietosi come una condanna, giudizi più affilati di un coltello, scomuniche reciproche comminate dai rispettivi leder: Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Parole in libertà. Si, i partner di oggi sono gli stessi che fino a ieri erano avversari, anzi nemici giurati, pronti a darsele di santa ragione alla prima occasione. È un documento impressionante quello postato su Facebook da Renato Brunetta. Mozziconi di interviste e chiacchierate in cui i Salvini, i Di Maio e i Toninelli si rinfacciano qualunque nefandezza sotto il cielo. Pare impossibile, ma allora c'erano solo tossine e cattiverie; l'attuale luna di miele era di là da venire, anzi sarebbe stato giudicata folle chi l'avesse pronosticata.

Lo strepitoso collage inizia con un velenosissimo duetto, uno scambio di complimenti fra Roberto Fico, oggi presidente della Camera, e Salvini. «Noi - attaccava Fico - non faremo mai alleanze con la Lega. Sono culturalmente e geneticamente diversi da noi. Quindi è impossibile». Un attestato di stima prontamente ricambiato da Salvini: «Non ci metteremo mai insieme con i Cinque stelle». Un caso? Per niente: «Il problema dei Cinque stelle - insisteva enfatico Salvini in un altro sketch- è che alla prova del governo fanno pena». Appunto. «La Lega che parlava di Roma ladrona - andava giù altrettanto tranchant Di Maio - deve decine di milioni ai cittadini». «I grillini sono più a sinistra di Rifondazione, quindi è difficile ragionare di governo», era l'analisi del leader del Carroccio che aggiungeva sprezzante: «Quei chiacchieroni incompetenti dei Cinque stelle».

Non si perdonavano niente i due partiti che oggi flirtano, si stringono la mano e gettano le basi di un programma comune. L'archivio restituisce un' altra scheggia del pensiero di Di Maio: «Salvini fa politica da quando io avevo 4 anni. Cosa ha fatto per questo Paese non si sa».

Sciabolate. Sciabolate. E ancora sciabolate: di qua e di là. A mostrare che anche la politica, come i pokemon, evolve. E le ironie e i sarcasmi di ieri cedono il passo ai corteggiamenti e agli apprezzamenti di oggi. «Il simbolo dei Cinque stelle è Spelacchio - chiosava Salvini alludendo al celeberrimo e malandato albero di Natale della giunta Raggi - e io non voglio fare un governo Spelacchio».

La coerenza, almeno a sentire certi discorsi, non è una virtù molto praticata dalla Lega. Ma pure i pentastellati hanno fatto un' inversione a «U» spettacolare, da stropicciarsi gli occhi. «Se mai i Cinque stelle dovessero allearsi, ma non succederà, con la Lega, io - profetizzava come un oracolo Di Battista - lascerei il Movimento».

Sfogliare il passato come un album può essere oggi assai istruttivo. «Quando passano dalle parole ai fatti - concludeva il capo della Lega - i Cinque stelle sono un disastro». E Di Maio: «Salvini si è venduto per qualche poltrona». Da spartire oggi proprio con lui.

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